Ue, con la scusa del terrorismo Parigi e Berlino vogliono “scipparci” i confini

11 Dic 2015 12:32 - di Valeria Gelsi
ue polizia di frontiera

Cedere una ulteriore, importante quota di sovranità in cambio di una prospettiva, almeno secondo le aspettative, di maggiore sicurezza. È il senso dell’ultima proposta anti-terrorismo che arriva da Bruxelles: costituire una polizia di frontiera europea che risponda direttamente alla Commissione Ue.

La polizia di frontiera Ue risponderà solo alla Commissione

Ad anticipare i contenuti della proposta, che sarebbe ormai in via di finalizzazione, è stato il Financial Times, spiegando che maggiori sponsor ne sono Francia e Germania. E che c’è, però, un aspetto del progetto che è destinato a far discutere, e non poco, in seno all’Unione: l’ultima parola su dove impiegare questa polizia spetterebbe alla Commissione, che avrebbe potere di procedere anche contro un esplicito rifiuto del governo di quel Paese. Ancora secondo il giornale britannico, la proposta sarà presentata ufficialmente martedì in un contesto in cui Parigi e Berlino hanno «avvertito» la Commissione che la stessa sopravvivenza dell’area Schengen è «subordinata» alla creazione di una forza speciale che presidi le frontiere esterne e, in particolare, quelle più esposte.

«Su Schengen decidano i parlamenti»

Sul tema di come si debba e possa salvare l’area di libera circolazione, però, esistono sensibilità diverse, proprio in queste ore al centro della riunione informale dei presidenti dei comitati Schengen d’Europa. «Schengen è un accordo che sancisce un diritto alla libera circolazione, voluto e conquistato dai cittadini europei e ratificato da tutti i Parlamenti degli Stati, alla libera circolazione. È doveroso, nel momento in cui viene messo in discussione, che siano le assemblee parlamentari a esprimersi», ha avvertito in apertura dei lavori la presidente del Comitato Schengen italiano, Laura Ravetto, aggiungendo che «deroghe, modifiche o potenziamenti delle regole Schengen non possono passare solo attraverso riunioni di governi, spesso neppure eletti. Serve – ha chiarito l’esponente di Forza Italia – un passaggio parlamentare e una validazione democratica».

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