Sla, l’accusa dei ricercatori su Nature: fondi assegnati senza bando in Italia

2 Dic 2015 12:59 - di Paolo Lami

Sbarca sulla prestigiosa rivista scientifica Nature l’ira dei ricercatori italiani per l’assegnazione senza bando, prevista nella legge di Stabilità, di 3 milioni alla sperimentazione clinica di fase II della terapia contro la Sla, la Sclerosi Laterale Amiotrofica, condotta da Angelo Vescovi, fondi che, inizialmente, erano previsti per Stamina.
I politici italiani «hanno acceso la collera» dei ricercatori, che chiedono di modificare l’emendamento, scrive Alison Abbot, il corrispondente senior dall’Europa della prestigiosa rivista rilanciando una lettera aperta pubblicata su La Stampa – che contro Stamina e il suo ideatore Davide Vannoni ha condotto una martellante campagna stampa – il 26 novembre scorso e firmata da 29 professoroni fra cui Silvio GarattiniDirettore Istituto di ricerche farmacologiche Mario NegriGiuseppe Remuzzi, anch’egli del Mario Negri, Marino ZerialDirettore dell’Istituto Max Planck di Dresda in Germania.
La comunità scientifica italiana, già beffata da Vannoni, sperava di mettere le mani sui fondi per la ricerca. Ma l’assegnazione senza bando del gruzzolo, inizialmente previsto per Vannoni, al collega Angelo Vescovi, ha fatto inferocire quelli rimasti a bocca asciutta scatenando la zuffa. Una vicenda che ora sta assumendo le sembianze di una lite da condominio e che lascia intravedere schieramenti ferocemente avversi in una lotta senza quartiere che vede, al centro, la ricca torta dei finanziamenti.
«Per troppi ricercatori italiani l’idea che alcuni progetti vengano finanziati a seconda del capriccio dei politici è purtroppo tristemente familiare», scrive Abbot su Nature, ricordando, guarda caso, quanto accadeva proprio un anno fa con la vicenda Stamina. Anche lì la comunità scientifica insorse riuscendo a mettere all’angolo Vannoni e il suo metodo Stamina. Più o meno quello che accadde al professor Di Bella, anch’egli lontano dalle coprorazioni schierate.
Nel caso delle ricerche condotte dal gruppo di Vescovi sulla Sla, ammette la rivista, «non c’è alcuna traccia di illeciti»: la questione riguarda, semmai, il modo in cui i fondi sono stati assegnati.
«I politici italiani possono essere attratti da un progetto e decidere di finanziarlo», ammette su Nature Marino Zerial, direttore dell’Istituto Max Planck di Biologia Molecolare a Dresda.
Ma, aggiunge, piccato il professore, «in quale altro Paese assistiamo a qualcosa di simile?».
L’emendamento alla legge di Stabilità 2016 stabilisce criteri tali che «degli 11 protocolli di sperimentazione approvati in Italia, solo uno li soddisfa», osserva su Nature Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto Mario Negri di Bergamo.
Non è della stessa idea il senatore pd Giorgio Santini, che ha proposto l’emendamento, che a Nature ha detto che il testo è corretto dal punto di vista procedurale e che, una volta diventato legge, potrà aiutare persone malate.
No comment, invece, da parte di Vescovi, che si limita a rilevare come Santini abbia assistito alla presentazione dei risultati della sperimentazione di fase I, in un incontro pubblico avvenuto a Roma lo scorso 29 settembre a Palazzo San Calisto.
Ancora una volta Nature sottolinea che sia ricercatori, sia le associazioni di pazienti (come la Fondazione Italiana Sclerosi Multipla di Genova, o l’Associazione Italiana Corea di Huntington di Milano) che chiedono di modificare l’emendamento, precisano che non è in questione la correttezza scientifica del lavoro di Vescovi: «Scarse risorse dovrebbero essere assegnate sulla base delle regole della più assoluta trasparenza». Giusto. Insomma il problema vero è la torta da spartirsi.

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