Si scattano un selfie in sala operatoria: medici nella bufera in Campania
I pazienti adagiati sui tavoli operatori e i medici pronti all’intervento: ma prima del fatidico «bisturi» rivolto alla ferrista, chirurghi, anestesisti e infermieri pensano bene di scattarsi un divertito selfie. Il vergognoso rituale si sarebbe ripetuto in più ospedali della Campania e, anticipato dal Corriere del Mezzogiorno, nelle ultime ore è rimbalzato in Rete accendendo un agguerrito dibattito su forum, blog e sociale network. Dura – e più che mai opportuna – la reazione e la presa di posizione dell’Ordine dei Medici di Napoli.
Selfie in sala operatoria
Tutti pronto per lo scatto: chirurghi, anestesisti e infermieri, a volte in posa, a volte immortalati al naturale, ora con le mascherine, ora con il viso scoperto, e immancabilmente accanto ai pazienti adagiati inermi sui tavoli operatori. camici bianchi ritratti in atteggiamenti scherzosi, magari mentre sorridono divertiti o fanno il segno di ok con il pollice. Tutto, poi, rigorosamente postato in Rete. Un gesto inqualificabile che si commenta da sé, senza bisogno di aggiungere altro, e che, al di là dei singoli responsabili su cui l’Ordine professionale coinvolto ha già annunciato procedure di identificazioni in corso, provvedimenti disciplinari, sanzioni e quant’altro, getta discredito sull’intera categoria. I selfie, peraltro, proverrebbero da vari ospedali della Campania. Un rituale che si sarebbe ripetuto, dunque, e definito «deprecabile» dallo stesso presidente dell’Ordine Silvestro Scotti, che ha tempestivamente espresso «tutto il suo disappunto» per la vicenda. Il presidente ha anche fatto sapere di essersi già attivato fattivamente nel richiedere ogni notizia utile «atta ad individuare, ad esempio, nominativi, sedi lavorative, profili e date».
Un gesto «deprecabile»
Ma al di là delle ispezioni e delle sanzioni, dei possibili provvedimenti e della ferma presa di distanza degli organi e delle strutture coinvolte nell’increscioso accaduto, resta l’inaccettabilità di un gesto compiuto da singoli, che ha gettato discredito su un’intera categoria professionale che ogni giorno, con sforzo immane e difficoltà elevate, e spesso in un contesto di deficit strutturale o organizzativo, si impegna per prendersi cura, tutelare la salute e salvare la vita, di migliaia di pazienti. Vittime, al pari dei colleghi che non si sono prestati al gioco immorale del selfie divertito, di quei medici che, infrangendo anche le più basilari regole imposte da quello che dovrebbe essere un codice deontologico prima ancora che lavorativo, hanno intaccato la credibilità professionale e svilito la dedizione umana di quei tanti camici bianchi impegnati a garantire efficienza e serietà di un servizio sanitario già troppo spesso al centro di vicende di malasanità e inefficienza.