Roma, Milano, Aquileia: al via le mostre natalizie più importanti
A Roma i capolavori di Toulouse-Lautrec provenienti dal Museo di Belle Arti di Budapest, a Milano la pala monumentale dell’Adorazione dei pastori, custodita a Fermo, sono le mostre di maggior rilievo che si aprono nel week end cui si aggiunge la rassegna che ad Aquileia (Udine) ospita i preziosi reperti provenienti dal Bardo.
Circa 170 opere, tra cui vere e proprie rarità, raccontano la Bella Epoque di Toulouse-Lautrec in una grande mostra allestita dal 4 dicembre all’8 maggio negli spazi del Museo dell’Ara Pacis. Provenienti dal Museo di Belle Arti di Budapest, i materiali esposti vogliono far rivivere le atmosfere dei cafè chantant, delle notti ruggenti parigine popolate sia da gente del popolo e prostitute sia da ballerine, cantanti, dive dello spettacolo del tempo, immortalate dal genio dell’artista francese nell’arco di neanche un decennio, dal 1891 al 1900, poco prima della sua morte precoce, avvenuta a soli 36 anni. Con il titolo Toulouse-Lautrec. La collezione del Museo di Belle Arti di Budapest, la rassegna propone infatti per la prima volta una straordinaria selezione della raccolta del grande post-impressionista, conservata nella famosa istituzione museale della capitale ungherese.
Si rinnova anche quest’anno a Milano l’appuntamento natalizio con l’arte, quando le porte di Palazzo Marino si apriranno fino al 10 gennaio per ammirare uno dei maestosi capolavori di Pietro Paolo Rubens, una grande pala d’altare che raffigura l’Adorazione dei pastori, riscoperta come opera del pittore fiammingo nel 1927 dallo storico dell’arte Roberto Longhi, folgorato dalla sua visione nella Chiesa di San Filippo Neri a Fermo e oggi conservata nella Pinacoteca Civica della città marchigiana.
Ad Aquileia infine dal 6 dicembre al 31 gennaio il Museo Archeologico Nazionale ospita importanti reperti in arrivo dal Museo Nazionale del Bardo di Tunisi, colpito lo scorso 18 marzo dall’efferatezza del terrorismo fondamentalista, per la mostra ‘Il Bardo ad Aquileia’. Le opere sono allestite in dialogo con i manufatti aquilesi non solo a sottolineare i legami e i collegamenti che caratterizzavano il Nord Africa e l’Alto Adriatico in età romana, nell’ambito di una circolazione di culture e religioni che abbracciava l’intero bacino del Mediterraneo, ma anche a testimonianza di quanti si oppongono a questa nuova iconoclastia che tenta di negare alla radice il dialogo interculturale e interreligioso.