Renzi sotto scacco, Meloni: «Chiarisca i legami tra suo padre e Banca Etruria o lasci»
Un conflitto di intressi gigantesco si profilerebbe se non verrà fatta chiarezza al più preato sul tipo di legame tra Tiziano Renzi, padre del premier, e l’ultimo direttore di Banca Etruria, Lorenzo Rosi. «Il legame fra Tiziano Renzi e l’ultimo direttore di Banca Etruria, oggi indagato dalla Procura di Arezzo, è acclarato e lo dimostreremo nei dettagli nelle prossime ore: un sistema di scatole cinesi e sinergie societarie che, attraverso l’utilizzo del potere, è mirato al guadagno di pochi, fra i quali i familiari del Presidente del Consiglio», è l’accusa partita dal consigliere regionale toscano di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli. Il capogruppo di FdI e coordinatore dell’esecutivo nazionale del partito ha così replicato in un nota all’avvocato di Tiziano Renzi, Lorenzo Bagattini. «Oltre ai rapporti di consulenza affidati dalle società di Rosi a Tiziano Renzi per la realizzazione degli outlet – conclude Donzelli – ci sono legami societari importanti non solo con i familiari del premier ma anche con uomini della sua stretta cerchia e questo, dopo i recenti provvedimenti assunti dal governo nei confronti delle banche, fa emergere un conflitto d’interesse palese che coinvolge lo stesso presidente del Consiglio. La cosa grave, tra le altre, è «che i genitori del capo del governo abbiano volontariamente omesso di citare le loro reali cariche societarie in Banca Etruria nella dichiarazione che devono alla presidenza del Consiglio. Sul sito di Palazzo Chigi non ve n’è traccia. In un Paese normale, Matteo Renzi si sarebbe già dovuto dimettere».
Meloni: «Interrogazione sui legami tra Banca Etruria e Tiziano Renzi»
L’imbarazzo di Matteo Renzi si è percepito anche alla Leopolda quando non ha potuto omettere di accennare alla grave questione paterna che lo tiene sotto scacco. «Mio padre ha ricevuto un avviso di garanzia 15 mesi fa, non ieri. Si è sentito crollare il mondo addosso lui che, un giorno sì e poi l’altro, parlava di onestà, gli abbiamo detto “nessuno dubita di te”. Ora passerà il secondo Natale da indagato. Io ho fiducia in mio padre». Renzi, che contava di registrare una tre giorni autocelebrativa, ha dovuto fare i conti, fuori ai cancelli della Leopolda, con la disperazione di tanti risparmiatori e con la questione del padre Tiziano e Banca Etruria che pesa come un macigno sulla sua immagine e credibilità. Ora c’è solo una possibilità per continuare a guardare negli occhi gli italiani: «Il presidente del Consiglio smentisca la notizia secondo la quale suo padre sarebbe socio in affari dell’ultimo presidente di Banca Etruria Lorenzo Rosi e sua madre amministratore di una società dei due. Ci auguriamo si tratti di un equivoco», è il commento di Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, «perché se così non fosse Matteo Renzi non potrebbe restare alla guida dell’Italia. Sarebbero troppi i legami poco chiari tra il governo e la catastrofica gestione della Banca Etruria». «Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale – aggiunge Meloni – presenterà una interrogazione urgente per fare chiarezza sul caso e se necessario una mozione di sfiducia a Renzi».