Ragazza violentata per cinque giorni in Sicilia: arrestati altri due africani

4 Dic 2015 9:18 - di Roberto Mariotti

Altri due africani sono stati arrestati dai carabinieri a Caltanissetta nell’ambito delle indagini sul sequestro e gli abusi sessuali denunciati da una studentessa universitaria di San Cataldo (Cl) che dopo cinque giorni di violenze è riuscita a fuggire dalla casa in cui era stata rinchiusa e ad avvertire i genitori. In carcere sono finiti Osayande Testimore Prince, nigeriano di 36 anni, e Abdulaye Maar, 32 anni proveniente dal Gambia; il primo è accusato di sequestro e abusi, il secondo di violenza sessuale.

L’arresto dei due africani e i dettagli della vicenda

Il nigeriano è stato rintracciato nel corso di una perquisizione domiciliare in un’abitazione del centro storico di Caltanissetta, non lontano dal luogo dove era stata trattenuta la ragazza durante il suo sequestro. I carabinieri hanno dovuto sfondare la porta. L’altro africano, invece, non avrebbe un ruolo nel sequestro, ma in ben tre circostanze avrebbe abusato sessualmente della ragazza, dietro pagamento di una somma di denaro ai cinque nigeriani arrestati nei giorni scorsi. L’uomo ha cercato di fuggire durante il controllo dei carabinieri, ma è stato bloccato. Il gip di Caltanissetta, Marcello Testaquatrasi, ha convalidato i fermi e disposto la misura cautelare in carcere dei fermati, come richiesto dalla Procura. Secondo la ricostruzione degli investigatori, la ragazza il 22 novembre scorso si era recata in un casolare di campagna con alcuni amici e aveva bevuto alcolici, finendo per perdere i sensi. Nessuno degli amici si sarebbe accorto che la giovane si era sentita male ed era rimasta priva di sensi, particolare di cui avrebbero approfittato i rapitori. Al suo risveglio si sarebbe ritrovata nuda nella stanza fatiscente di un’abitazione occupata dai cinque nigeriani. Da lì l’incubo: oltre ad essere ripetutamente costretta ad avere rapporti sessuali con gli indagati era anche stata obbligata a prostituirsi con altri stranieri, che pagavano somme di denaro ai suoi aguzzini

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