Morto a 43 anni il veterano Danise: su di lui lo spettro dell’uranio impoverito
Aveva ricomposto i corpi dilaniati dei colleghi vittime dell’attentato di Nassiriya del 12 novembre 2003, lavorando a 40 gradi all’ombra per restituire i resti alle famiglie. È morto martedì sera a 43 anni in un ospedale a Verona, il primo maresciallo incursore dell’Aeronautica Militare, Gian Luca Danise, veterano di tante missioni all’estero. A portarlo via un cancro, accusa Domenico Leggiero, dell’Osservatorio Militare, causato dall’esposizione all’uranio impoverito. Originario di Napoli, lascia la moglie e la figlia di un anno. Nelle sue ultime volontà ha chiesto di essere posto nel feretro in divisa, avvolto nella bandiera italiana. «Gianluca – racconta Leggiero – ha ricevuto una telefonata personale dal ministro della Difesa, Roberta Pinotti. Non ha mai smesso di credere nei valori di un soldato pur capendo che non sono gli stessi dei generali che avrebbero dovuto tutelarlo». Secondo le stime dell’Osservatorio, Danise è la vittima numero 321 dell’uranio impoverito. Lunedì era morto in provincia di Avellino un altro militare, L.A.: secondo la moglie aveva contratto la malattia per l’esposizione all’uranio durante le numerose missioni all’estero cui aveva partecipato, tra cui quelle in Kosovo, Albania, Eritrea, Afghanistan, Irak, Gibuti. Come dichiarò l’anno scorso, i nostri soldati non sapevano assolutamente che si corressero dei rischi, tanto che operavano senza precauzione: invece i soldati americani erano muniti di scafandri gialli di protezione nei confronti delle radiazioni dell’uranio impoverito. (foto tratta dal sito di Gian Luca Danise)