Migranti, Alfano processato dall’Ue: “Non ha raccolto neanche le impronte digitali”

9 Dic 2015 9:54 - di Gabriele Alberti

Un’altra brutta figura per Renzi e il ministro Alfano. L’Italia deve raccogliere le impronte digitali dei migranti, ma dopo due anni di avvertimenti, la pazienza a Bruxelles è finita e, salvo ripensamenti, la Commissione Ue dovrebbe aprire una procedura d’infrazione per il mancato rispetto delle regole su Eurodac, il sistema europeo di raccolta delle impronte digitali dei migranti. L’Italia non sarà l’unico Paese, anche altri, tra cui la Grecia, dovrebbero finire nel mirino di Bruxelles.

 Un’altra figuraccia di Alfano

Il problema in realtà non è nuovo, e anzi aveva creato frizioni con i 28 sin dall’epoca dell’afflusso di migranti dalla Tunisia. Già allora diversi Paesi, in particolare la Svezia, si erano lamentati con la Commissione per l’inadempienza mostrata dall’Italia nel prendere le impronte a chi sbarcava a Lampedusa. La questione è ritornata alla ribalta con gli arrivi massicci dalla Libia nell’ultimo anno e mezzo, tanto che già a fine agosto la Commissione ha inviato all’Italia, ma anche a Grecia, Cipro, Ungheria e Germania, una lettera amministrativa di richiesta di chiarimenti sull’applicazione del regolamento Eurodac. Bruxelles ha deciso così la creazione degli ‘hotspot’ per la registrazione dei migranti sia in Italia che in Grecia. La loro realizzazione, però, procede a rilento, anche perché Roma ha sempre sottolineato il nesso tra ricollocamenti e registrazioni. Secondo il regolamento di Dublino, infatti, spetta al Paese di primo ingresso dei migranti farsi carico delle domande d’asilo. Gli stessi dati più recenti del Viminale indicano che in molti ancora sfuggono alla registrazione: sui 140mila stranieri sbarcati nei primi dieci mesi del 2015, 40mila hanno rifiutato di sottoporsi alle procedure, soprattutto siriani ed eritrei che vogliono richiedere asilo in altri Paesi Ue come Germania e Svezia. E con le leggi attuali la polizia non può costringerli con la forza a registrarsi. Il governo Renzi-Alfano non ha saputo farsi garante neanche di questa procedura. Secondo fonti europee, ora, nonostante un nutrito scambio di missive e informazioni tra Roma e Bruxelles, l’apertura della procedura con l’invio di una lettera di messa in mora è stata inserita nel pacchetto mensile delle infrazioni di fine anno e consegnata ad Alfano.

L’Italia nel mirino della Commissione Ue

Salvo sostanziali novità, questa decisione che sarà presa dal collegio e formalizzata giovedì rappresenta, riferiscono le fonti, un “atto dovuto” a causa del “mancato rispetto” di alcune delle disposizioni di Eurodac. Che dire? Un altro sentito ringraziamento ad Alfano e alla sua fallimentare politica dei flussi migratori. Arriverà in ogni caso il 15 dicembre anche il rapporto della Commissione Ue sugli “hotspot”: a parte quello di Lampedusa, alla Commissione c’è «preoccupazione» per gli altri, perché per esempio a Pozzallo «sarebbero pronti ma aspettiamo una decisione politica».

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