L’invasione dell’Europa: un milione di migranti nel 2015. Quasi 4000 i morti
Nell’anno dell’esodo verso l’Europa, 3.695 persone sono annegate o risultano disperse, una macabra contabilità in rapido aggiornamento: altri undici profughi sono affogati ieri al largo della Turchia. All’emergenza la Ue, divisa e impotente, risponde con il contagocce. Il piano di ricollocamento dei migranti sbarcati sulle coste italiane e greche procede con estrema lentezza. A ieri, con altri 24 rifugiati trasferiti dall’Italia alla Finlandia (20 eritrei, 4 siriani), le persone complessivamente distribuite tra i Paesi Ue ha raggiunto quota 266 in due mesi su un totale di 160.000 ricollocamenti previsti nei prossimi due anni.
Un milione di migranti sono entrati in Europa al 21 dicembre, quattro volte più del 2014
L’Unione europea non riesce a reagire nonostante l’emergenza sia destinata a continuare nel 2016 ormai alle porte. La contabilità ufficiale del 2015, intanto, è stata fornita ieri dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), e dall’agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr): la soglia simbolica del milione di ingressi è stata superata lunedì, con un totale di 1.005.504 ma era prevista da mesi – ricorda “Il Sole 24 Ore” – da quando l’onda aveva rotto gli argini mettendo in cammino e in mare i disperati in fuga da guerra e povertà mentre l’Europa si è via via trasformata in fortezza, cinta da filo spinato e muri.
E’ il flusso di profughi più grande nel vecchio continente dalla seconda guerra mondiale
Il direttore generale dell’Oim, William Lacy Swing, ha avvertito: «Non è sufficiente contare il numero di coloro che arrivano o dei quasi 4mila dati per dispersi o affogati. Dobbiamo anche agire. La migrazione deve essere legale, sicura e protetta per tutti, i migranti stessi e i Paesi che diventeranno la loro nuova casa». Un’invocazione che si scontra con le resistenze, aperte o sotto traccia, di molti Paesi dell’Unione e non solo a Est. L’Italia, seconda per numero di arrivi (150.317) è stata a lungo lasciata sola nonostante le richieste di intervento avanzate a Bruxelles. Poi, a settembre, la svolta con la cancelliera Angela Merkel che ha aperto le frontiere tedesche ai rifugiati finendo in tal modo nel mirino di una parte del suo partito, in particolare in Baviera.