La lezione di Alì: «I jihadisti vanno contro i principi della nostra religione»

10 Dic 2015 11:17 - di Liliana Giobbi

È lui, Alì – Muhammed Alì, il più grande, il campionissimo – uno dei musulmani più famosi e influenti al mondo, a dire una parola decisa, chiara e ferma sull’Islam. Lo fa all’improvviso, a modo suo, senza esistazione, a differenza di tanti che invece tacciono, fanno i furbi, evitano di affrontare l’argomento di petto. In una dichiarazione Alì afferma che «la spietata violenza dei cosiddetti jihadisti islamici va contro gli stessi principi della nostra religione». E il compito dei leader politici americani, sottolinea, è quello di educare la gente sull’Islam e chiarire che «questi assassinii hanno distorto l’opinione della gente su quello che è veramente l’Islam».

Alì, il pugile che ha fatto la storia della boxe

La storia di Muhammad Alì, il pugile che ha incantato il mondo, è nota. Era famosissimo con il nome di battesimo, Cassius Clay. Il suo modo elegante di fare la boxe l’hanno immediatamente messo sul trono, il suo saltellare sul ring (da peso massimo) attorno all’avversario frastornato, ha scatenato i sostenitori e fatto sognare per anni gli amanti dello sport. Vinse l’oro Olimpico ai Giochi di Roma nel 1960, come pugile professionista ha detenuto il titolo mondiale dei pesi massimi dal 1964 al 1967, dal 1974 al 1978 e per un’ultima breve parentesi ancora nel 1978. Fece notizia la sua conversione all’Islam e il rifiuto di combattere la guerra del Vietnam. È affetto dalla Sindrome di Parkinson.

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