L’amara libertà di Ramadi dopo 7 mesi di Isis: «Città distrutta all’80%»
Una città distrutta all’80%, dove rimangono forti tensioni ed è vivo il timore di rappresaglie contro la parte della popolazione considerata collaborazionista dell’Isis. È lo scenario descritto oggi da alcune fonti locali a Ramadi, riconquistata quasi interamente dalle forze di Baghdad che l’hanno strappata dopo 7 mesi di occupazione dello Stato islamico.
La distruzione lasciata dall’Isis a Ramadi
Athal al Fahdawi, un membro del consiglio della provincia di Al Anbar, alla quale appartiene Ramadi, ha parlato di una città «in gran parte in rovina e demolita», valutando appunto il livello della distruzione all’80 per cento. «La gran parte degli edifici governativi – ha aggiunto Al Fahdawi – sono stati fatti saltare in aria prima della fuga dai miliziani dell’Isis. Tra questi, la sede del consiglio provinciale e il quartier generale della polizia». Un portavoce del consiglio dei clan tribali anti-Isis, ha intanto detto che «una lista di centinaia di persone che si sono schierate con l’Isis è stata preparata». Tra di loro, ha aggiunto il portavoce, vi sono impiegati statali, docenti universitari e Salman Aziz Ahmad Nawfal, già dirigente dei servizi d’Intelligence del regime di Saddam Hussein.
Il premier iracheno: «Nel 2016 sconfiggeremo il Califfato»
Secondo il premier iracheno Haidar al Abadi, «il 2016 sarà l’anno della vittoria finale» contro l’Isis in Iraq. «I valorosi combattenti iracheni – ha detto Abadi – hanno scritto con il loro sangue la dichiarazione di vittoria, hanno inferto pesanti sconfitte all’Isis e non si fermeranno fino alla completa liberazione di ogni città e villaggio». «Se il 2015 è stato l’anno della liberazione, il 2016 – ha concluso il premier iracheno – sarà l’anno della vittoria finale».