I fantasmi del terrorismo rivivono nel romanzo “Il sonno della ragione”
Gli anni di piombo visti con gli occhi di un giovane carabiniere del nucleo antiterrorismo del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Parte da qui il romanzo d’esordio del giornalista del Tempo Manuel Fondato, Il sonno della ragione (Historica). Un pezzo di storia italiana intricato e ancora in parte da decifrare ma proprio per questo, spiega l’autore, “fonte inesauribile di spunti narrativi che, romanzati, producono trame ancora più intricate. E’ stato comunque un periodo chiave della nostra storia, controverso e sul quale la storiografia non ha ancora fatto piena luce. Conoscerlo offre un’importante chiave di lettura per decriptare la storia contemporanea. Nonostante ciò a scuola non si insegna e quindi è pressoché sconosciuto da molti, soprattutto dai più giovani, ai quali tento di rivolgermi per farli appassionare a quegli anni. Ho anche voluto raccontare una storia di mostri “della porta accanto”, un viaggio negli inferi di un giovane ufficiale dei carabinieri che sente sulle sue spalle il peso di un ruolo e delle sue responsabilità. Ho fatto il servizio militare nei carabinieri e ho voluto raccontare anche un lavoro tra i più difficili, fatto da uomini e quindi le loro paure, i loro errori e anche le decisioni difficili che un capitano deve prendere facendo i conti con i propri fantasmi”.
Nel romanzo i personaggi prendono spunto da figure storiche come appunto il generale Dalla Chiesa, Aldo Moro, Adriana Faranda, un ministro che ricorda a volte Cossiga e a volte Andreotti, Eugenio Scalfari. Tra loro si muove il protagonista, Paolo Basile, che si chiama così in omaggio a Emanuele Basile, un giovane capitano dei carabinieri ucciso da Cosa Nostra nel 1980. Paolo diventerà un carabiniere speciale, col compito di combattere l’emergente terrorismo delle Br, nel quale troverà coinvolta l’amatissima sorella, Giulia (Adriana Faranda). Una notte, durante un posto di blocco, i suoi uomini fermano un’auto sospetta e gli portano i documenti della coppia che è all’interno. Nonostante il nome e il taglio dei capelli differenti Paolo, osservando la foto della donna, crede di riconoscere proprio sua sorella. Una narrazione che si muove tra invenzione e storia vera, quella di anni che conobbero l’esasperazione della lotta politica, la violenza, il sangue. “Gli ideali all’epoca – dice Manuel Fondato – divennero presto il pretesto per eliminare fisicamente l’avversario. Si arrivò quindi ad un punto di non ritorno che poi, per reazione produsse i frivoli anni ’80, in cui i giovani fuggirono dall’impegno politico e iniziarono una progressiva disaffezione dalla politica. Penso che ci sia stata in molti una sincera passione, al netto di eccessi e crimini che ne scaturirono, che non esiste più e che ai tempi fu comunque cavalcata e strumentalizzata”.