Farmaci anticancro: Nel mondo troppe differenze di prezzo da Paese a Paese
Il prezzo dei farmaci contro il cancro variano, a seconda dei Paesi, dal 28% al 388%, tanto che alcuni pagano oltre il doppio di quanto altri sono tenuti sborsare. Nel complesso Regno Unito e paesi mediterranei spendono molto meno, a pezzo, di Svezia, Svizzera e Germania. A dirlo è la ricerca pubblicata su The Lancet Oncology, che ha esaminato i prezzi ufficiali in Europa, Australia e Nuova Zelanda rispetto a un gruppo di 31 farmaci coperti da brevetto e che chiede, in merito, “più trasparenza”. Saliti alle stelle negli ultimi anni, i prezzi dei farmaci antitumorali pongono enormi dilemmi sul finanziamento dei sistemi sanitari. Dei 31 esaminati, quattro avevano un prezzo medio unitario tra 250 e 500 euro, due tra 500 e 1.000 euro, sette oltre i 1.000. Ad esempio, la molecola plerixafor per il trapianto di cellule staminali ematopoietiche in pazienti con linfoma o mieloma multiplo, costava oltre 5.000 euro a iniezione. Ma a colpire è stata soprattutto la differenza dei prezzi con cui venivano pagati dai diversi Paesi: variava dal 28% al 50% per un terzo dei farmaci, tra il 50% e il 100% per la metà del campione e dal 100% e 200% per tre prodotti. La gemcitabina, utilizzata nel trattamento dei tumori di mammella, polmone e pancreas, costa 209 euro a fiala in Nuova Zelanda e solo 43 in Australia. Le informazioni sui prezzi reali, notano inoltre gli autori, sono scarse e non includono sconti riservati, sempre più utilizzati in paesi come Italia, Regno Unito e Paesi Bassi. Sconti che, “seppure garantiscono l’accesso dei pazienti ai nuovi farmaci, fanno sì che altri Paesi li paghino troppo, perché nelle trattative possono utilizzare solo i prezzi ufficiali”, spiega l’autrice principale Sabine Vogler, drl Centro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) per Prezzi e le politiche dei rimborsi farmaceutici. Quindi la ricercatrice invita i politici “ad agire per affrontare i prezzi elevati e garantire una maggiore trasparenza, in modo che costi e accesso a nuovi farmaci non dipendano da dove un paziente vive”.