Comunali: a destra tanti candidati “civici”. Ma non si trova ancora la sintesi

6 Dic 2015 7:39 - di Redazione

È il possibile punto di forza del centrodestra alle Comunali del 2016, ma la presenza di una lista civica nazionale che presenti propri candidati sindaco (alcuni più che graditi a Silvio Berlusconi, come Alfio Marchini a Roma), rischia di far saltare la coalizione ovunque se non si troverà un accordo che accontenti tutti, Fratelli d’Italia inclusi. Le diplomazie sono al lavoro, ci si scervella su possibili ticket, ma non si vede ancora l’ombra di un’intesa. E il suicidio elettorale diventa ipotesi concreta, scrive “Libero”.

La novità delle ultime amministrative sono stati i candidati civici di centrodestra

Ha fatto scalpore Luigi Brugnaro a Venezia, ma lo stesso copione si è visto ad Arezzo, a Matera e a Nuoro. Cosi a giugno ci si riproverà con una struttura più solida: corre, sulla carta con poche chance, almeno per ora, Corrado Passera a Milano, ma hanno quotazioni assai migliori Roberto Dipiazza a Trieste, Gianni Lettieri a Napoli, Marchini a Roma e Piergiorgio Massidda a Cagliari. Molti di loro dovrebbero essere legati da simboli elettorali con elementi simili. Tra chi tesse questa tela c’è Idea, creatura di Gaetano Quagliariello, che l’altra sera a Roma ha riunito a cena Marchini, Lettieri, Dipiazza e un centinaio di commensali. Una buona notizia per il centrodestra? Dipende da come andrà. Perché nessuno di loro intende fare un passo indietro nel caso in cui Forza Italia, Lega e Fdi scelgano di puntare su candidati propri.

Tantissimi candidati “civici” rischiano di danneggiare il centrodestra

A Milano la presenza del “civico” Passera non dovrebbe impedire ad Alessandro Sallusti o a un altro candidato di centrodestra di andare al ballottaggio, ma a Roma e a Napoli il mancato accordo su un nome unico significa aprire la strada ai candidati di sinistra e dei Cinque stelle. Insomma, serve un’intesa ed è Berlusconi che deve trovarla. La madre di tutte le partite si gioca a Roma, dove il Cavaliere non ha rinunciato a Marchini. A spingere in questa direzione c’è anche un’area di Forza Italia che passa per i capigruppo Paolo Romani e Renato Brunetta e per il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri. Trattativa complicatissima. Si chiede a Marchini di marcare la propria distanza da Renzi, e questo il nipote di «calce e martello» ha già iniziato a farlo. Da lui ci si aspettano anche aperture, di nomi e di programma, verso i Fratelli d’Italia, ai quali si chiede invece di togliere il veto sul candidato.

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