«Collaboriamo con Putin e Assad»: Boris Johnson spiazza i Conservatori

7 Dic 2015 15:48 - di Anna Clemente
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Smetterla con l’ostilità nei confronti di Vladimir Putin e, anzi, collaborare con il Cremlino per la lotta all’Isis. È quanto chiede il sindaco di Londra, Boris Johnson, nella sua rubrica sul Daily Telegraph. Un appello che Johnson, indicato come possibile prossimo inquilino di Downing street, rivolge prima di tutto al suo partito, quei Conservatori britannici che, invece, finora sono stati schierati su un fronte anti-Putin.

Il Cremlino: «Johnson ha capito lo spirito di Mosca»

La presa di posizione del primo cittadino di Londra non è passata inosservata al Cremlino. «Questa disponibilità alla cooperazione è esattamente in armonia con la ferma posizione della Russia», ha commentato il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, aggiungendo che «per la creazione di una coalizione non sono necessari accordi, ma la consapevolezza che non ci sono metodi alternativi alla lotta al terrorismo».

Putin e Assad sono la scelta migliore contro l’Isis

Nel suo intervento Johnson ha precisato di non essere «un fan di Putin» e, anzi, ha elencato un serie di accuse e sospetti che considera imputabili al presidente russo: dall’«occupazione» di parte dell’Ucraina alle ombre sulla morte dell’ex ufficiale del Kgb in Gran Bretagna, Aleksandr Litvinenko, fino alla questione dell’abbattimento dell’aereo della Malaysia airlines. Ma, ha poi sottolineato il primo cittadino di Londra, anche in Francia, dopo gli attentati di Parigi, hanno iniziato a rivalutare il ruolo di Putin nella guerra al terrorismo. Per Johnson, quindi, al di là del giudizio complessivo che si dà sull’azione del Cremlino, non esiste alcun obbligo morale a non collaborare con Mosca, tanto più che i 70mila ribelli siriani evocati da David Cameron come potenziali alleati sul terreno sono un numero «esagerato», che oltretutto comprende miliziani non lontani dalle idee di al Qaeda. Le forze di Assad, invece, per Johnson, appaiono come una possibilità molto più concreta di assestare duri colpi al Califfato, come dimostrano anche i «progressi» compiuti di recente proprio in collaborazione con i raid russi.

 

 

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