Clima, annunciato l’accordo. È la solita dichiarazione di buone intenzioni
Grande entusiasmo – e non poteva essere diversamente – dal palco della conferenza Onu sul clima. Via libera all’accordo sul clima dai delegati dei 195 Paesi più la Ue che a Parigi hanno partecipato alla XXI conferenza internazionale dell’Onu sui cambiamenti climatici. L’approvazione è stata ampiamente celebrata dal presidente della Conferenza, Laurent Fabius, e dai rappresentanti Onu, con calorosi abbracci sul palco. Il progetto di accordo finale prevede, all’articolo 9, che «i Paesi sviluppati devono fornire risorse finanziarie per assistere i Paesi in via di sviluppo, sia nella mitigazione che nell’adattamento, in continuazione dei loro obblighi attuali». Nessuno degli aggettivi proposti tra parentesi nella bozza precedente per definire le risorse – “nuove”, “addizionali”, “adeguate”, “prevedibili”, “accessibili”, “sostenute” e “incrementali” – è stato mantenuto. Il progetto prevede che le parti «puntino a raggiungere il picco delle emissioni di gas serra il più presto possibile, e di proseguire con rapide riduzioni dopo quel momento per arrivare a un equilibrio tra le emissioni da attività umane e le rimozioni di gas serra nella seconda metà di questo secolo». La formulazione non prevede più che si parli esplicitamente di “neutralità carbonica” e, come nella bozza precedente, non contiene date o cifre definite.
Clima, non si capisce quali saranno i rimedi
Insomma, si sa cosa si deve fare ma non si sa come. Con l’accordo sul clima di Parigi «la più grande sfida di questo secolo ora è come mantenere l’aumento di temperatura al di sotto di 1,5 gradi. Gli obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni non sono sufficienti, e l’accordo di Parigi non fa nulla per cambiare questa cosa». Lo afferma il direttore esecutivo di Greenpeace International, Kumi Naidoo, rilevando che «se davvero vogliamo raggiungere l’obiettivo di emissioni nette zero entro la seconda metà del secolo, dobbiamo azzerare quelle delle fonti fossili entro il 2050». L’accordo, aggiunge Naidoo, «trascura i popoli più vulnerabili agli impatti dei cambiamenti climatici e contiene un’intrinseca e radicata ingiustizia: le nazioni maggiormente responsabili del riscaldamento globale hanno promesso un aiuto misero a chi già oggi rischia di perdere la vita e i mezzi di sostentamento a causa dei mutamenti climatici. Questo accordo da solo non basta».