Alfano giura: «Prese le impronte a tutti i migranti». Nessuno se n’è accorto
Sommerso dalle critiche, “processato” dalle opposizioni, “condannato” dall’Europa, Angelino Alfano cerca di difendersi in tutti i modi. Ma le sue parole si rivelano un boomerang perché sembrano l’edizione riveduta e corretta dei bluff ai quali Renzi sta abituando (e stancando) l’Italia. Sì, perché di fronte alle critiche arrivate dalla Ue e dai Paesi notevolmente infastiditi dall’immobilismo del governo sul fronte dei migranti, lui si cimenta in un giuramento paradossale: «In Italia le impronte digitali vengono registrate al cento per cento». Il che fa scoppiare nuove polemiche, «un’altra bufala», perché è da mesi che si discute sulla incapacità della squadra renziana di imporre ai migranti di fornire i propri documenti e di farsi prendere le impronte. Spesso non si sa nemmeno come si chiamano realmente.
Alfano alla disperata ricerca di un salvagente
Ma Alfano insiste, cercando disperatamente un salvagente a cui aggrapparsi: «Credo che ci siano delle sentenze di Cassazione che autorizzano un uso della forza proporzionato per raccogliere le impronte digitali». Poi aggiunge: «Mi sembra ingiusta e irragionevole questa procedura di infrazione» della Ue all’Italia sull’immigrazione, «ma sono convinto che tutto sarà in termini tecnici alla fine condiviso, perché dal punto di vista tecnico e e anche politico abbiamo ragione». Ma non spiega il motivo per cui 120mila migranti in Italia sono scomparsi nel nulla. Non si sa né dove siano né come si chiamino.