Le adozioni gay passeranno con i voti grillini, ormai costola della sinistra
Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ribadisce che la legge sulle unioni civili vedrà la luce nel 2016, ma la spaccatura in proposito all’interno del governo – e anche all’interno del suo partito – non da cenno a ricomporsi e a confermarlo sono le dichiarazioni che si sono moltiplicate nel giorno della conferenza stampa di fine anno. Area popolare, che al Senato sta ostacolando il disegno di legge principalmente per la parte che riguarda la stepchild adoption, sembra non lasciare margini per la trattativa: se non saranno stralciate le norme sull’adozione perle coppie omosessuali, il provvedimento non sarà votato.
NCD minaccia Renzi sulla stepchild adoption
Tra i più acerrimi nemici delle unioni civili, così come concepite nel testo in discussione nell’aula di palazzo Madama, c’è il senatore Maurizio Sacconi che lancia un monito al premier affinchè rifletta: «Può una nazione già attraversata da fenomeni disgreganti affrontare una ragione così profonda di divisione? Può il Pd cambiare la Costituzione materiale con una nuova maggioranza? E pensare che tutto dò non abbia effetti sulla dimensione pubblica?». Il capogruppo di Ap in Senato, Renato Schifani, si dice fiducioso che la legge possa vedere la luce con il nuovo anno, ma a patto che non preveda «l’equiparazione delle unioni gay al matrimonio con l’estensione, quindi, dei diritti e dei doveri delle coppie eterosessuali a quelle omosessuali, tra i quali le adozioni».
«Unioni civili non è sinonimo di ddl Cirinnà», afferma Maurizio Lupi per Area Popolare
Renzi ha però affermato il no allo stralcio della stepchild adoption, assicurando quindi che il suo governo non porrà la questione di fiducia sul provvedimento, che il Pd seguirà il principio della libertà di coscienza al momento del voto, ma confermando poi indirettamente la possibilità di una maggioranza trasversale sottolineando che non c’è unanimità di consensi, ma la necessità di una «discussione seria senza steccati ideologici». Una posizione – si legge su “Il Mattino” – dettata dalle circostanze e che fa prendere ulteriore corpo alla possibilità che il ddl per le unioni civili sia approvato con i voti del Movimento 5 stelle e di Sei, i quali pongono la condizione che l’attuale testo non subisca modifiche.