Retata nei circhi: soldi per introdurre migranti illegali come clown e domatori

10 Nov 2015 19:34 - di Monica Pucci

Sono 41, tra impresari e titolari dei circhi, le persone fernate nel corso dell’operazione Golden circus della squadra mobile di Palermo. Tra loro anche un dipendente regionale che l’organizzazione era riuscita a corrompere. I circa 500 migranti arrivati in Italia attraverso i circhi utilizzavano ormai canali collaudati. «Potevano contare su alcuni connazionali – dice Rodolfo Ruperti capo della squadra mobile – che riuscivano a farli arrivare in Italia utilizzando anche un dipendente corrotto. Solo sulla carta questi lavoravano nei circhi. Sette milioni di euro il giro d’affari». Nell’operazione “Golden Circus”, sono stati coinvolti anche numerosi impresari del settore circense che, per ogni lavoratore straniero assunto fittiziamente, guadagnavano dai 2 mila ai 3 mila euro. Sono accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina tra i nomi degli impresari coinvolti nell’operazione ci sono Lino Orfei e Alvaro Bizzarro, e Darvin Cristiani. .

Un escamotage alla legge sull’immigrazione

L’escamotage l’hanno trovato tra le maglie della legge. E sfruttando la disciplina particolare di cui gode la Sicilia hanno messo su un business a sei zeri. Sette milioni di euro in tre anni per fare entrare in Italia, spacciandoli per clown, ballerini, trapezisti e domatori, cittadini indiani, bengalesi e cingalesi che in un circo, in vita loro, forse non erano mai entrati. In cambio, un’organizzazione criminale transnazionale in cui ognuno aveva il suo ruolo, intascava tra i 7mila e i 15mila euro per ciascun migrante riuscito ad arrivare in Italia. Grazie alla norma del Testo Unico sull’immigrazione, che esclude l’applicazione delle regole sui flussi ai lavoratori dello spettacolo e a quelli che prestino attività nei circhi, la banda ha fatto ottenere il visto per l’Italia a oltre 500 persone che, attraverso un funzionario regionale – in Sicilia la materia è di competenza della Regione – ottenevano il nulla-osta speciale richiesto dalla legge. Vito Gambino – questo il nome dell’infedele dipendente dell’assessorato al Lavoro – aveva un ruolo fondamentale nel business. Oltre che occuparsi della procedure per fare avere l’autorizzazione ai finti circensi, curava lo spostamento a Palermo della sede legale dei circhi, condizione richiesta dalla legge per l’applicazione della normativa. L’affare, in fondo, accontentava tutti. O quasi. I migranti, che così riuscivano ad arrivare in Italia, i componenti dell’organizzazione e Gambino, che guadagnavano per le “prestazioni” fornite e i circhi.

Coinvolti i maggiori circhi italiani

Per riuscire a sbarcare il lunario alcuni – nell’inchiesta vengono fuori i nomi di Sandra Orfei, Lino Orfei Bizzarro, Circo Vienna Roller – fingevano di assumere stranieri da impiegare come artisti in cambio di denaro. Indiani, cingalesi e bengalesi, molti dei quali spariti appena messo piede in Sicilia, venivano reclutati in patria da persone collegate alla banda che operava in Italia. Tutto è filato liscio fino a tre anni fa, quando Sushil Kumar, un giovane indiano giunto a Palermo dopo aver pagato 15mila euro, s’è ritrovato a fare da stalliere in un circo. E ha deciso di ribellarsi. «Per pagare il mio arrivo in Italia, la mia famiglia è diventata povera a causa dei debiti», ha raccontato alla polizia. A tornare in patria, il ragazzo ci ha provato. Ma il suo referente a Palermo, Paul Harmesh, altro personaggio chiave dell’affare, gli ha sequestrato il passaporto per costringerlo a restare. C’è voluto l’intervento di un familiare per fargli riacquistare la libertà e il coraggio di denunciare. Gli investigatori hanno cominciato dal racconto del giovane indiano a mettere insieme i pezzi del puzzle. Alla voce di Sushil, che ora vive in una località protetta, si sono aggiunte quelle di altri migranti venuti in Italia col sogno di trovare un lavoro dignitoso. In tre anni di indagine la Squadra Mobile ha ricostruito ruoli e compiti di tutti gli appartenenti alla banda: come Tommaso Fernandez incaricato di tenere i rapporti con i circhi. «Non ti preoccupare perché poi arrivano da soli, prima fa un po’ gli sboroni girano intorno, li vedi che girano intorno e poi arrivano», diceva, non sapendo di essere intercettato, riferendosi ai titolari dei circhi a corto di denaro. Parole confermate da quelle di uno degli impresari indagati: «Non ho soldi, sono ammalato, sono rovinato», diceva uno di loro al telefono. Le manette sono scattate per i titolari dei circhi Coliseum Sandra Orfei, Città di Roma, Smart Shane, Kumar, Vienna Roller, Caroli, Wigliams Brother, Jonathan, Apollo, De Blais, Meraviglioso, Aris Martini, Martini Cirque D’Europe, acquatico Denji show e acquatico Splash

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *