Putin assume la leadership della lotta all’Isis e invita tutti a cooperare con lui

21 Nov 2015 14:33 - di Antonio Pannullo

Le forze di sicurezza maliane danno la caccia in queste ore a più di tre sospetti terroristi che avrebbero partecipato all’attacco all’hotel di Bamako: lo ha detto un comandante dell’esercito maliano, Modibo Nama Traore, secondo quanto riporta il quotidiano britannico The Guardian. Intanto emergono altri particolari sulle vittime, che sinora sono 21: c’è una volontaria americana, un cittadino israeliano, russi e cinesi. Sei cittadini russi sono stati liberati ma altri sei sono stati uccisi nell’attacco terroristico, rende noto il ministero degli Esteri russo. Le vittime erano dipendenti della compagnia aerea Volga-Dnepr, con sede a Ulianovsk: l’omonima regione ha proclamato una giornata di lutto per il 23 novembre. Il presidente russo Vladimir Putin ha inviato un telegramma di condoglianze al presidente del Mali Ibrahim Boubacar Keita per l’attacco terroristico ribadendo che occorre «la più ampia cooperazione internazionale» per combattere il terrorismo. Lo rende noto il Cremlino. «Il crimine commesso nella capitale del Mali ha confermato ancora una volta che il terrorismo non conosce frontiere e pone una minaccia reale al mondo intero, che persone con differenti origini etniche ed educazione religiosa diventano vittime, e che questa minaccia può essere contrastata solo sulla base della più ampia cooperazione internazionale», si legge nel testo diffuso dalla presidenza russa. Si registra poi una polemica con il Regno Unito sulle operazioni in Siria: Londra dovrebbe cooperare con la Russia in qualsiasi raid in Siria, sostiene infatti Maria Zakharova, portavoce del ministero degli esteri russo, in una intervista alla tv Vesti. «Senza dubbio, questo (qualsiasi azione britannica, ndr) dovrebbe essere una questione di cooperazione, in modo che i passi non siano diretti a distruggere le strutture statali della Siria», ha dichiarato. Due giorni fa l’ambasciatore siriano a Mosca aveva detto che le azioni anti terrorismo di qualsiasi Paese non coordinate con Damasco, o eventualmente con Mosca, saranno considerate come una aggressione.

Putin sta intensificando i bombardamenti contro i fondamentalisti

La Russia sta comunque rafforzando l’offensiva militare contro l’Isis. Nelle ultime ore le navi della flotta russa del Mar Caspio hanno lanciato 18 missili da crociera contro i jihadisti in Siria colpendo tutti e sette gli obiettivi prefissati, e negli ultimi giorni oltre 600 estremisti islamici sono stati uccisi dai missili cruise lanciati dagli aerei con la stella rossa contro uno degli obiettivi vicino a Deir ez-Zor. È il bollettino di guerra letto dal ministro della Difesa russo, Serghiei Shoigu, al comandante supremo delle forze armate russe, Vladimir Putin, che parlando in collegamento video dalla residenza presidenziale a Novo-Ogariovo, ha ringraziato i vertici militari ma ha sottolineato che quanto fatto «non è ancora abbastanza per liberare la Siria dai miliziani e dai terroristi e per proteggere la Russia da possibili attacchi terroristici». La Russia incalza i terroristi: pochi giorni fa ha sguinzagliato i cacciabombardieri strategici a lungo raggio e, secondo Shoigu, ha raddoppiato il numero di aerei utilizzati in raid e bombardamenti, che ora sono 69. Mentre le navi da guerra schierate nell’operazione sono dieci, sei delle quali nel Mediterraneo. Negli ultimi quattro giorni, inoltre, la Russia ha lanciato oltre 100 missili da crociera, sia da aerei che da navi, e ha sganciato qualcosa come 1.400 tonnellate di bombe contro i terroristi in Siria. Bombe che, abbattendosi sui depositi di petrolio in mano all’Isis, causano ai jihadisti danni per un milione e mezzo di dollari al giorno. Lo rende noto il ministro della Difesa russo, secondo cui gli aerei russi hanno distrutto negli ultimi giorni 15 depositi e centri di raffinazione di petrolio e 525 autocisterne. Dopo la conferma ufficiale che a far esplodere l’Airbus 321 nei cieli del Sinai è stato un ordigno, la Russia si trova sullo stesso piano della Francia, tra i bersagli del Califfato. E questo sta consentendo a Putin un primo disgelo con l’Occidente. Non per niente, ora che Mosca è tornata nel novero delle capitali visitabili, il presidente francese François Hollande sarà a Washington da Barack Obama il 24 novembre e in Russia da Putin il 26 per coordinare le forze nella lotta all’Isis. In ogni caso, stando a Shoigu, Mosca avrebbe già cominciato a collaborare con Parigi: «Abbiamo iniziato a organizzare l’interazione con le forze armate francesi secondo i suoi ordini”, ha assicurato il ministro della Difesa a Putin. E intanto su un video pubblicato sul web dalle autorità di Mosca si vedono dei militari russi che scrivono sulle bombe che si suppone saranno lanciate contro i jihadisti messaggi come “Per Parigi” o “Per i nostri ragazzi”: un chiaro messaggio di avvicinamento alla Francia, magari in vista di una futura alleanza contro il nemico comune. Ma dialogano anche i capi delle diplomazie di Russia e Usa, Serghiei Lavrov e John Kerry, che – secondo il ministero degli Esteri russo – hanno discusso al telefono di lotta al terrorismo e di crisi siriana dando «primaria importanza alla necessità di fornire una risposta collettiva all’Isis e agli altri gruppi terroristici».

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