Piace a tutti andare ad Arcore a cena con Berlusconi. Ad amici e nemici
A Berlusconi riesce ancora tutto. Soprattutto quello che agli altri risulta impossibile. Come, ad esempio, stare tranquillamente a cena ad Arcore con il nemico. Anzi, di invitalo a cena a casa, il “nemico“. Incredibile ma vero. Il Cavaliere stupisce ancora. L’ultima è di questi giorni. È la notizia dell’incontro tra lui, patron del Milan, e Erich Thohir, l’indonesiano che ha acquisito il 70 per cento dell’Inter che fu della famiglia Moratti. Milan e Inter. Gatto e topo. Iena e leone. O, viceversa, a seconda delle simpatie calcistiche. Proprietari di Milan e Inter che si incontrano e discutono. E non in zona franca. In territorio neutrale. No, a casa del presidentissimo milanista. In quel di Arcore che è stato il centro d’Italia per tanto tempo e che ancora oggi qualcosa pur conta. Se è vero come è vero che ci vanno sempre in tanti. E che, soprattutto, in tantissimi vorrebbero sempre andarci. Milan e Inter riuniti a tavola a discutere, immaginiamo, di tutto ciò che ruota intorno al pallone: di calcio e di business e di stadio e di diritti sportivi. A tavola ad Arcore. Come dire: a cena in casa del nemico. Perché, se il nemico esiste, non c’è maggior nemico del rappresentante della squadra avversaria, quella che ti contende trionfi e primati e il cuore dei tuoi concittadini. Perciò trovarli a cena insieme quelli che si contendono il derby della Madonnina sarà comunque difficile. Un unicum. Ma trovarli a cena a casa di uno dei due dovrebbe essere praticamente impossibile. Impossibile, se non ti chiami Silvio Berlusconi. Perché se sei Berlusconi, nonostante tutto quello che ti è piovuto addosso e nonostante l’età (che pure quella conta!), allora l’impossibile sembra non esistere. Cosicché anche Thohir, proprietario dell’Inter, accetta l’invito a cena. Accetta di recarsi ad Arcore. Dove ci vanno ancora in tanti. Dove c’andava Denis Verdini, che adesso non ci va più. Dove erano di casa i coniugi Bondi, che adesso anch’essi hanno cambiato domicilio. E dove c’è stato, naturalmente, anche Matteo Renzi.