Parigi, all’obitorio i familiari straziati in fila per riconoscere le vittime
Per molti è stata la prova peggiore. Per tutto il giorno, davanti alla sede dell’Istituto medico-legale di Place Mazas, nel dodicesimo arrondissement di Parigi, parenti e amici si sono prestati allo straziante riconoscimento delle vittime. «Siamo di fronte a una situazione inedita con un numero di morti estremamente importante. Siamo consapevoli della straziante attesa delle famiglie ma per l’identificazione serve tempo», ha detto il ministro della Giustizia, Christiane Taubira, esprimendosi questa sera dalla struttura di Place Mazas dove si è voluta recare personalmente per salutare le equipe sul posto e rassicurare i famigliari. Tra le salme allineate nel tetro edificio, c’è anche quella di Valeria Solesin, la dottoranda veneziana ed ex-volontaria di Emergency uccisa durante la mattanza jihadista al teatro Bataclan. Qualcuno ha infilato un mazzo di fiori gialli tra le griglie della cancellata. Il presidente Manuel Valls ha detto che 103 vittime sono state già identificate. Un ultimo bilancio parla di un totale di 132 morti mentre 42 feriti sono ancora in rianimazione.
La prova peggiore all’obitorio di Parigi
Nell’obitorio protetto da un ingente dispositivo di polizia il macabro corteo di volti straziati dalla perdita dei propri cari va avanti incessantemente. Amici e parenti arrivano in piccoli gruppi, spesso a piedi, uno ad uno, in modo composto e silenzioso. Tra loro, con le lacrime agli occhi, anche famiglie musulmane o di origini africane. Lontano da qui, nello storico edificio dell’Ecole Militaire – non lontano dalla Tour Eiffel – lo Stato ha attivato una cellula di sostegno per i famigliari dove è andato anche il premier Manuel Valls. E’ qui che in tanti, spesso dopo una lunga e devastante attesa, hanno trovato conferma della morte o del ferimento di un parente. Anche qui, come all’obitorio, le famiglie vengono accolte da poliziotti in gilet anti-proiettile. Ad attenderli dentro ci sono i volontari della Croce Rossa. «E’ una tristezza totale», racconta Verah, 30 anni, che da quel tragico venerdì sera non ha più notizie del fratello. La figlia di Jean-Marie era invece tra gli sfortunati spettatori uccisi durante il concerto degli Eagles of Death Metal al Bataclan.
Il dolore si tramuta in rabbia
«Ciò che è più drammatico – racconta il padre in lacrime – è che abbiamo vissuto tutto davanti allo schermo della tv. Erano mesi che Aurélie ci parlava di quel concerto, di quel giorno di meritato svago. Non la rivedremo mai più». Dopo l’annuncio, i genitori di Aurélie sono stati assistiti da due psichiatri. «Ma ora? Come annunciarlo ai nostri cari? Mia suocera ha 88 anni, adorava la sua nipotina. Come faccio a dirglielo?», si interroga l’uomo lacerato dal cordoglio come tante, tantissime altre persone. Un dolore che in certi casi si tramuta in rabbia. Alla Gare du Nord, mentre Valls si trovava in visita agli agenti in stazione, un signore sulla sessantina lo ha apostrofato così: «Signor ministro! Da due giorni non ho neanche una notizia di mia figlia che era al Bataclan. Nessuno è capace di darmi una notizia! E’ inamissibile». Profondamente colpito dalla protesta, Valls si è intrattenuto per qualche minuto con lui e poi ha chiesto a un portaborse di raccogliere le sue coordinate. Assicura il premier: «Tutti i servizi dello Stato sono mobilitati per aiutare le famiglie».