Messico: sparito el Chapo, fuggito nel tunnel come in “Fast & furious”
Si torna a parlare di el Chapo (il corto), ossia Joaquìn Guzmàn, il capo del cartello di Sinaloa, il più potente gruppo di narcotrafficanti messicani. El Chapo, ricercato in 199 Paesi, è considerato il più percioloso boss della droga del mondo. Evase nel luglio scorso dal carcere federale di massima sicurezza dell’Altiplano, ma le modalità della fuga sono sconcertanti e oscure: a quanto pare, Guzmàn, sorvegliato a vista, è fuggito dal bagno della sua cella attraverso un tunnel che portava in una casetta poco distante dal penitenziario, e di là si è involato grazie ai potenti mezzi del cartello di Sinaloa. Nei mesi successivi è stato avvistato un po’ dappertutto, dal Costa Rica a Durango, alle sierras messicane, ma nessuno è ancora riuscito a mettergli il sale sulla coda. Potrebbe essere addirittura in Colombia, dato che il suo cartello da anni commercia in cocaina coi narcos colombiani e dove quindi potrebbe godere di protezione. A quando dicono gli americani, è molto sospetta l’evasione, poiché malgrado Guzmàn fosse sorvegliato con le telecamere, nessuno ha dato l’allarme prima che si fosse calato nel tunnel da cui poi è scomparso. Ma a parte questo – le carceri messicane non hanno mai brillato per sicurezza e poi i milioni e le minacce del cartello di Sinaloa aprono molte porte – le gallerie sembrano un tratto distintivo dei narcos messicani, che le usano sia per portare la droga negli Stati Uniti sia – lo abbiamo visto – per far evadere i detenuti. Il 23 ottobre scorso la polizia messicana ha scoperto una galleria lunga 800 metri per il trasporto della droga dalla città di Tijuana fino alla città americana di San Diego, in California: nell’operazione sono state arrestate 16 persone sospette e sono state sequestrate 10 tonnellate di marijuana. Secondo la stampa internazionale, la galleria – realizzata a una profondità di 10 metri – è di proprietà del cartello di Sinaloa.
Nessuna traccia di el Chapo, fuggito dal supercarcere
In quelle stesse ore la polizia messicana ha arrestato sei persone sospettate di avere aiutato il boss El Chapo – a evadere da un carcere del Paese nel luglio scorso. Tra loro c’è anche il cognato di Guzmàn, due dei piloti che hanno portato il boss nel suo Stato di Sinaloa e un membro del suo team di avvocati, che avrebbe ideato la fuga. Secondo il Procuratore generale del Messico, Arely Gomez, è stato proprio il cognato di Guzmàn e dirigere la costruzione del tunnel, lungo un chilometro e mezzo, e organizzare il trasporto. I tunnel utilizzato dai cartelli messicani hanno colpito anche la fantasia dei cineasti: in Fast & Furious – Solo pezzi originali, del 2009, si svolge infatti una gara mozzafiato attraverso un tunnel tra Messico e Usa, in cui Vin Diesel fa sfoggio della sua abilità di guidatore. Intanto, nonostante la latitanza di Guzmàn, i cartelli continuano a spacciare e distribuire dorga e a combattersi ferocemente: il cadavere di un uomo che aveva segni di tortura e con una maschera di Hallowen sul volto è stato appeso nella notte del 31 ottobre a un cavalcavia in un quartiere di Città del Messico. Lo sottolineano i media locali, precisando che il corpo – trovato a Iztapalapa, nella strada che dalla capitale porta a Puebla – era stato fasciato con delle bende e assomigliava ad una mummia. Al macabro spettacolo hanno assistito i numerosi passanti della zona, tra gli altri molti minori delle scuole dell’area, hanno precisato i media, ricordando che in altre città messicane i narcos hanno in diverse occasioni appeso i corpi delle loro vittime ai ponti. Insieme ai cadaveri spesso vengono lasciati dei messaggi indirizzati a gruppi rivali di narcotrafficanti. Questa macabra pratica dei narcos non era invece finora mai accaduta nella capitale, considerata come una sorta di oasi in rapporto all’ondata di violenza che ormai da molti anni colpisce vaste zone del paese.