Laureati, l’Italia continua a essere fanalino di coda in Europa

24 Nov 2015 20:11 - di Redazione

Laureati, l’Italia continua a esere fanalino di coda in Europa. Diploma e poi stop agli studi. In Italia, secondo le previsioni, soltanto il 42% dei giovani si iscriverà all’università, la quota più bassa rispetto all’insieme dei Paesi Ocse (media del 67%), dopo Lussemburgo e Messico. Una decisione sulla quale pesa la prospettiva di un ritorno basso e incerto. Italia e Repubblica Ceca sono, infatti, i soli Paesi dell’Ocse dove il tasso di occupazione tra 25 e 34 anni è il più basso tra i laureati rispetto ai diplomati. E, nonostante il nostro Paese sia il secondo per percentuale di Neet (circa un 35% di 20-24enni), “brilla” in quanto a laureati magistrali: 20% contro una media Ocse del 17%. Emerge anche questo dal Rapporto Ocse “Education at a glance” – presentato nella sede del ministero dell’Istruzione – che a conferme negative come, ad esempio, lo scarso appeal delle università  per gli stranieri e le basse remunerazioni degli insegnanti, accompagna la constatazione che l’Italia negli ultimi anni ha fatto progressi importanti per creare programmi di istruzione terziaria che preparino gli studenti a un rapido ingresso nel mercato del lavoro con la creazione degli Its (istituti tecnici superiori). È in atto “un cambiamento”, afferma il ministro Stefania Giannini, grazie “all’inversione del trend di investimento sull’università, agli incentivi su internazionalizzazione, al rafforzamento degli Its e alle prime misure contenute nella legge di stabilità per rafforzare la qualità del sistema universitario e favorire l’accesso di nuovi docenti eccellenti e nuovi ricercatori”. “Abbiamo ricominciato a investire sulla formazione, introducendo nuovi criteri di merito, qualità e autonomia”, ha puntualizzato il sottosegretario Gabriele Toccafondi. Di segno positivo, secondo l’Ocse, è ancora l’accertamento che l’Italia ha chiuso il divario di genere nel tasso dei laureati: le donne costituiscono il 59% dei nuovi laureati. Resta però il gap sul fronte della docenza: sono solo il 37% dei professori universitari (media Ocse 41%).

I laureati guadagnano meno che in altri Paesi

È  vero che in media, in Italia come altrove, i laureati hanno redditi da lavoro più alti rispetto a chi ha un livello d’istruzione inferiore, tuttavia l’Italia si distingue rispetto ai Paesi che registrano quote altrettanto piccole di laureati. Nei Paesi Ocse in genere a un minore numero di laureati corrispondono maggiori vantaggi salariali; nel 2014, in Italia, solo il 17% degli adulti (25-64enni) era titolare di una laurea – percentuale simile a quelle di Brasile, Messico e Turchia – ma in questi tre Paesi la differenza tra i redditi dei laureati e quelli dei diplomati è più alta rispetto alla media dell’Ocse, mentre in Italia i redditi rispettivi sono inferiori: 143% rispetto alla media Ocse del 160%.

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