Francia bombarda Raqqa, “capitale” dell’ISIS: la reazione di Parigi è iniziata

16 Nov 2015 9:34 - di Redazione
bimba francia

«Saremo senza pietà», aveva ripetuto per due volte in due giorni il presidente Francois Hollande promettendo una reazione decisa contro lo Stato Islamico. Ieri la durezza dei toni ha avuto un primo riscontro: in serata il ministro della Difesa ha annunciato di avere condotto bombardamenti massicci contro Raqqa, la capi tale dello Stato Islamico in Siria. E la prima volta che i raid aerei francesi — annunciati il 7 settembre e cominciati il 27 dello stesso mese — colpiscono il cuore della città. Dieci cacciabombardieri hanno sganciato 20 bombe distruggendo un posto di comando e un campo di addestramento. Al momento dei primi raid, a fine settembre, molti esperti avevano fatto notare che l’impegno militare francese in Siria arrivava tardi, ed era poco più che simbolico. Azioni mirate contro postazioni dell’Isis nella speranza di intralciare la preparazione di attentati che poi, come si è visto, si sono verificati lo stesso. Alcuni commentatori avevano addirittura parlato di una azione mediatica preventiva, un modo per mostrare determinazione all’opinione pubblica, in vista di un attacco sul suolo francese giudicato inevitabile. Negli ultimi giorni lo sforzo militare francese stava diventando più intenso, scrive “Il Corriere della Sera”.

I bombardamenti di ieri sera mostrano che Parigi ha rotto gli indugi.

Se i terroristi dell’Isis dentro il Bataclan, nelle pause tra una raffica e l’altra, hanno spiegato «è per la Siria, Hollande non doveva intervenire», e se il comunicato dello Stato islamico garantiva altri attentati finché la Francia non interromperà i raid, questa è la risposta. «I bombardamenti continueranno», aveva detto il premier Valls sabato sera in tv, e la promessa è stata mantenuta. Il passaggio a un grado superiore di impegno militare coincide con l’invio in Mediterraneo della portaerei Charles de Gaulle, che sta per partire da Telone per una missione di almeno quattro mesi. Il ministro della Difesa francese Jean-Yves Le Drian ha spiegato che la potenza di fuoco della Francia è destinata a triplicarsi: ai 12 caccia Rafale e Mirage basati negli Emirati Arabi Uniti e in Giordania si aggiungeranno presto i 24 aerei portati dalla Charles de Gaulle. Il ministro Le Drian ha parlato per due volte al telefono ieri con il collega americano Ashton Carter, e il Pentagono aveva annunciato nel pomeriggio che Francia e Stati Uniti avevano concordato «misure concrete» per colpire lo Stato Islamico in Siria e in Iraq. Poche ore dopo, le prime misure concrete hanno preso la forma di bombardamenti francesi contro Raqqa.

A Raqqa obiettivi individuati grazie all’aiuto decisivo dell’intelligence americana.

«Il primo obiettivo distrutto era utilizzato dall’Isis come posto di comando, centro di reclutamento jihadista e deposito di armi e munizioni — si legge nel comunicato del ministero francese —. Il secondo obiettivo ospitava un campo di addestramento dei terroristi». L’azione militare decisa dal presidente Hollande è stata comunicata poco dopo che il suo predecessore all’Eliseo, Nicolas Sarkozy, era intervenuto al tg delle 20 per spiegare ai francesi le sue proposte contro lo Stato islamico. Sarkozy prende atto che «la sicurezza dei cittadini oggi non è garantita», e chiede «misure drastiche, eccezionali». Per esempio l’arresto ai domiciliari delle circa 5 mila persone che in Francia sono schedate dall’intelligence con la lettera «S», che sta per minaccia alla Sicurezza dello Stato. Si tratta di cittadini che possono anche non avere commesso reati, ma sono giudicati vicini agli ambienti dell’islamismo radicale. «Tutti i terroristi degli ultimi anni erano conosciuti e schedati, eppure non siamo riusciti a fermarli». Oggi il presidente François Hollande parlerà davanti al Congresso (l’unione di Assemblea nazionale e Senato) riunito eccezionalmente e solennemente a Versailles. Il capo dello Stato annuncerà l’estensione a tre mesi dello stato di emergenza, e gli altri provvedimenti necessari per ridare un senso di sicurezza ai cittadini. Il ministro dell’Interno Cazeneuve ha già preannunciato «la chiusura delle moschee radicali che propagano l’odio».

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