Ex poliziotto indagato e poi assolto. L’Inps gli toglie la pensione. Assurdo!
Ha sessantadue anni e una famiglia da mantenere. E’ ammalato, in preda a una terribile depressione presa quando, una trentina di anni fa, fu sospeso dal servizio, indagato per presunte irregolarità commesse nell’ufficio stranieri della Questura di Milano, e poi ampiamente scagionato dalle accuse. Eppure per quei fatti, nonostante l’assoluzione con formula piena, lo Stato gli ha tolto i gradi e l’Inps la pensione. Gennaro Nablo è un ex poliziotto. E’ disperato. Da qualche giorno sosta dinanzi gli studi di Mediaset in attesa che qualcuno lo ascolti. Vuole raccontare l’ingiustizia che sta subendo, vittima di un caso assurdo, abbandonato da tutti, lasciato solo con la sua disperazione. Eppure Nalbo ha avuto una carriera dignitosa al servizio dello Stato, nella Polizia, dalla quale si è congedato nel 2010 per una sopraggiunta inabilità dipendente da causa di servizio. In precedenza aveva anche ricoperto delicati incarichi nel sindacato di Polizia. A differenza di tanti che usano il sindacato per imboscarsi, Nablo aveva però continuato a svolgere ruoli operativi. Mai dietro la scrivania, sempre fra la gente, in strada. “Ho ottenuto un largo consenso – racconta – Molte tessere. E questa cosa a qualcuno non è andata giù. Già nel 1996-97 cercarono di colpirmi con accuse infondate”. Fatto sta che quelle accuse sono cadute una ad una. Nonostante questo, i gradi non gli sono stati restituiti. Ed ora, addirittura, l’Inps lo priva della pensione. Perché? Che razza di giustizia è questa? Non ha niente da dire il presidente dell’Inps, Tito Boeri, molto loquace nel configurare iperbolici scenari di riforme pensionistiche, tanto avventate quanto pericolose per i pensionati italiani? E il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, perché non si muove? E’ mai possibile che un ex poliziotto, assolto da ogni accusa, debba essere costretto allo sciopero della fame per far valere un suo sacrosanto diritto?