Doping & guerra fredda. Mosca nel mirino: a rischio i Giochi di Rio 2016
La guerra fredda dello sport. L’Agenzia mondiale antidoping (Wada) attacca frontalmente Mosca e chiede alla Federatletica internazionale (Iaaf) di sospendere la Russia per due anni da tutte le gare di atletica, comprese le Olimpiadi di Rio del 2016.
Mosca, Olimpiadi a rischio
Una bomba a orologeria contro Putin destinata a suscitare uno tsunami politico-sportivo.«È il più esteso fenomeno di doping e corruzione della storia dello sport moderno», ha sentenziato Richard Pound, presidente della Commissione di Inchiesta della Wada, riferendosi al rapporto antidoping presentato a Ginevra dall’Agenzia, oltre 300 pagine e un anno di indagini. Il centro analisi di Mosca avrebbe manipolato sistematicamente i campioni di analisi degli atleti e i Servizi segreti russi avrebbero gestito direttamente i test alle Olimpiadi invernali di Sochi. Lo scandalo non riguarderebbe solo Mosca ma al momento (guarda il caso) i documenti presentati a Ginevra riguardano solo Mosca. È la stessa Wada a spiegare che «per ragioni di tempo e per evitare interferenze con inchieste giudiziarie in corso, lo stralcio presentato a Ginevra è limitato solo alla repubblica russa».
L’indagine a senso unico
L’Agenzia antidoping definisce “giochi sabotati” le Olimpiadi di Londra 2012 (dove la Russia vinse otto medaglie d’oro, quattro d’argento e cinque di bronzo, seconda nel medagliere solo agli Usa) e ha chiesto la radiazione di 5 atleti, 4 allenatori e un dirigente russi. Tra gli atleti nel mirino ci sono Maria Savinova, oro negli 800 metri, e Ekaterina Poistogova, bronzo nella stessa gara nel 2012. «Il primo provvedimento che noi della Wada siamo obbligati a suggerire – spiega Pound – è la sospensione immediata della Russia dalle competizioni nell’atletica leggera, Giochi Olimpici di Rio compresi, e la chiusura sia dell’Agenzia Antidoping Rusada che del laboratorio di Mosca. O escono loro spontaneamente dal movimento internazionale o li deve bloccare il Comitato Olimpico».
Mosca: è un attacco politico
Mosca respinge duramente le accuse dell’Agenzia mondiale antidoping e parla di un rapporto con «motivazione assolutamente politica». Immediata la replica del ministro dello sport russo Vitaly Mutko: «La Wada non ha il diritto di sospendere. Le conclusioni della commissione non sono sostenute da prove e non contengono fatti nuovi. Se si legge il rapporto è scritto più o meno così: “secondo le nostre informazioni c’è l’influenza dello Stato, rappresentato dal ministero, su tutto questo sistema. Non abbiamo le prove, però allo stesso tempo riteniamo che questa (influenza, ndr) ci sia”. Ma che tipo di accusa è?».