Condannati 5 nomadi: violenze sui disabili che trattavano come schiavi

18 Nov 2015 8:54 - di Franco Bianchini

Sono stati condannati a pene comprese tra i 3 anni e 4 mesi e i 10 anni e 8 mesi di carcere cinque nomadi romeni arrestati un anno fa per aver costretto a mendicare per le strade di Milano persone con serie menomazioni fisiche, che venivano pestate con violenza se a fine giornata non avevano in mano tra i 30 e i 50 euro.

 Ecco che cosa facevano i nomadi romeni

La sentenza contro i cinque nomadi romeni è stata emessa con rito abbreviato. Gli investigatori avevano raccolto anche testimonianze video delle vessazioni a cui erano sottoposti i mendicanti, una ventina in totale. In uno di questi video si vedeva un uomo, privo di una gamba, che veniva picchiato perché non era riuscito a ottenere la somma quotidiana (50 euro) con le elemosina. Oggi il giudice ha anche assolto due degli imputati, mentre altre sei persone arrestate nelle settimane successive al blitz del novembre 2014 sono a processo sempre in abbreviato davanti ad un altro gup (un altro nomade, invece, è ancora latitante). In particolare, il gup, accogliendo in sostanza le richieste del pm, ha condannato a 10 anni e 8 mesi Murat Asan e Isma Asan, mentre a 9 anni e 2 mesi è stato condannato Samir Memet. Tre anni e 4 mesi, invece, sono stati inflitti a Cadrie Asan e 4 anni a Jeane Ibram. Stando all’imputazione, i nomadi romeni avrebbero messo in piedi una «struttura criminosa», capeggiata da Isma Asan e Murat Asan, che era anche «dotata di idonei supporti logistici», ossia gli «automezzi per il trasporto delle persone» e gli «stabili in disuso dove allocare i soggetti sottomessi». Oltre a telefoni cellulari e schede telefoniche. Ai condannati veniva contestato, infatti, il reato di associazione per delinquere finalizzata alla “tratta” e alla “riduzione in schiavitù”. Gli arrestati, sempre stando all’imputazione, sfruttavano «in maniera continuativa» l’attività di “accattonaggio” delle “vittime” disabili che avevano paura delle «violente ritorsioni».

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