Belgio in allarme, evacuata moschea di Bruxelles: trovate buste sospette
Belgio in allarme: prima una importante operazione di polizia a Auvelais, località vallone tra Charleroi e Namur, che ha portato all’interruzione della viabilità sull’autostrada E42, dove secondo i media locali ci sarebbe stato «un assalto» delle forze dell’ordine – con tanto di artificieri – ad un obiettivo non specificato. Subito dopo l’evacuazione della grande moschea di Bruxelles, situata nel Parco del Cinquantenario a poche centinaia di metri dalle istituzioni europee, dopo il ritrovamento di diverse buste contenenti una «polvere sospetta».
Belgio in allarme: evacuata la grande moschea di Bruxelles
Dunque, prima la chiusura del tratto vicino a Auvelais dell’arteria europea che collega Dunkerque (Francia) alla bavarese Aschaffenbourg (Germania), un’operazione cominciata su richiesta del procuratore federale – cosa che suggerisce il legame con l’antiterrorismo – e chiusa senza alcuna spiegazione o commento istituzionale, a distanza di qualche ora, quasi senza dare tregua, c’è stata l’evacuazione della grande moschea di Bruxelles, situata nel Parco del Cinquantenario a poche centinaia di metri dalle istituzioni europee, sgomberata in seguito al ritrovamento di diverse buste contenenti una «polvere sospetta». A fornire notizie e indicazioni di entrambi i fatti che hanno fortemente allarmato la giornata belga, il sito de Le Soir, che ha citato tra gli altri il portavoce dei pompieri di Bruxelles, Pierre Meys. Per recuperare le buste ed analizzarne il contenuto sospetto, dunque, sul posto è arrivato anche il laboratorio della Protezione Civile come previsto dalla «procedura per l’allarme antrace». Nelle buste, allora, è stata rinvenuta una polvere bianca di natura imprecisata; eppure al momento le sette persone che erano nella grande moschea di Bruxerlles al momento del rinvenimento delle buste secondo il portavoce dei pompieri non presentano alcun sintomo di intossicazione, ma sono state comunque prese in carico dal Team anti gas e sottoposte alla procedura di decontaminazione prevista dal protocollo.
Stragi a Parigi, le indagini: Salah-Abrini-Abaaoud nella lista dei sospetti
E mentre le operazioni anti-terrorismo si susseguono senza sosta e i controlli militarizzazno le città e i trasporti, le indagini sulle stragi del 13 novembre a Parigi, tracimate come noto in Belgio, vanno avanti. Così, si scopre che i nomi di Salah Abdeslam e di Mohamed Abrini, ma anche quelli dei fratelli Abaaoud, erano sulla lista di 85 soggetti sospettati di radicalizzazione preparata dall’Ocam (l’organo belga per l’analisi della minaccia, ovvero il coordinamento anti-terrorismo) ed inviata al borgomastro di Molenbeek, Francoise Schepmans. La lista di Molenbeek fa parte degli elenchi “informativi” che da quasi un anno l’Ocam, con aggiornamenti ogni due mesi, invia ai borgomastri ed ai capi delle polizie locali dei comuni interessati. Nella lista per Molenbeek gli individui sono 85, secondo quanto riportato dal sito della tv pubblica Rtbf. Negli elenchi dell’Ocam preparati per ogni comune, diverse categorie di persone: quelle partite e rientrate dalla Siria, i sospettati di essere in partenza, i presunti morti in combattimento, i “radicalizzati” ed i “predicatori”. La borgomastro di Molenbeek indica che Mohamed Abrini era nella lista come «persona rientrata dalla Siria», specificando che «un’inchiesta era stata condotta dalla polizia per verificare se era ancora nel quartiere, ed il risultato era stato negativo», per cui «l’11 novembre la polizia aveva chiesto all’anagrafe locale la radiazione di registri». Salah Abdeslam, invece, era nella categoria delle persone «in via di radicalizzazione», mentre del fratello Brahim (che si è fatto esplodere davanti ad un bar dell’11/o arrondissement di Parigi) era stato segnalato che «aveva cercato di raggiungere la Siria». Non solo: il bar Les Béguines che avevano aperto insieme era stato chiuso a novembre «per fatti di droga e non come luogo di incontro di radicali». Abdelhamid Abaaoud, spesso indicato come leader della strage di Parigi, era dato come «presunto in Siria», come il fratello minore Younès. La borgomastro specifica che la lista viene trasmessa con richiesta di riservatezza e solo a titolo informativo: la polizia locale «può raccogliere informazioni da trasmettere a livello federale, ma non necessariamente succede l’inverso». Inoltre Schepmans specifica che nei confronti dei soggetti segnalati dall’Ocam le autorità locali «possono prendere solo decisioni di ordine amministrativo e non giudiziario». Queste ultime spettano alla procura federale.