Battaglia, laica, necessaria per la famiglia

5 Nov 2015 18:43 - di Carlo Ciccioli

A partire dal 1968 (tanto per fissare una data tecnica) è stato sferrato l’attacco violento alla famiglia. Nel quadro dell’attacco alle “repressioni”, oltre a quello alle istituzioni dello Stato in quanto tali, centrali erano nella Scuola la lotta ai professori (i famosi baroni), nella fabbrica la lotta agli imprenditori (i padroni), nella società la lotta alla borghesia (il ceto medio), nella piazza la lotta alla polizia (gli sbirri) e nella famiglia, anch’esso luogo di repressione, il contrasto ai genitori, ma in particolare al padre (anche per un malinteso femminismo) in quanto portatore di regole. Conseguenze disastrose, in primis soprattutto per i figli futuri dei sessantottini, che nella maggior parte dei casi (a posteriori) sono finiti male.
Sarà il caso di ricostruire la storia della famiglia nei fondamentali. Nasce dalla necessità di una donna di diventare madre, non per caso, etimologicamente, l’unione viene chiamata matrimonio, cioè donna che diventa madre. Non è un caso che il padre non dà il nome “all’istituto”, ma il padre porta solo (etimologico) “il patrimonio”. E le parole, come è noto, sono pietre! Ma, meno semantico, in realtà un uomo ed una donna si mettono insieme per proteggere e procurarsi il cibo (l’uomo), assicurare la specie (la donna), e provvedere (sempre lei) alle esigenze di “assistenza” ai componenti della famiglia. Certo, questa è una unione primitiva, ma è anche la base sociale della famiglia fin dall’inizio della storia, per millenni; e la famiglia funzionava bene se funzionava bene questo patto sociale. Per dirla tutta poi nacque il problema che tra i due “stipulanti il patto” ci dovesse essere anche l’amore, ma in realtà questo complicava le cose e secondo la memoria storica i migliori matrimoni talvolta erano quelli contratti dalle rispettive famiglie che, quando erano lungimiranti, valutavano l’equilibrio sociale e psicologico tra i coniugi e quando sbagliavano il matrimonio finiva male, e con il matrimonio frequentemente tutta la famiglia.
Il romanticismo fu la massima espressione dell’unione sociale completata dall’amore, ma fu anche il periodo in cui ci fu più sofferenza (e c’è tutta una letteratura e la lirica che raccontano delle pene d’amore).
Ovviamente la sintesi migliore sarebbe il patto sociale a cui si aggiunge l’aspetto affettivo (e perché no anche quello sessuale), che però dal punto di vista laico della società appare di minore interesse. Ma ciò che è rimasto molto in ombra è il ruolo che la famiglia, e parliamo soprattutto della coppia genitoriale (padre e madre) produce sulla prole. Da psichiatra non ho dificiltà a dire che la famiglia è il massimo luogo per la difesa dell’igiene mentale dei figli. Se la famiglia non è sana, o meglio, se i genitori non svolgono il loro ruolo fondamentale adeguatamente, i figli stanno male e produrranno malessere intorno a loro. Se si fa un’analisi dei casi più drammatici prodotti recentemente dalla società nordamericana o nordeuropea, quelle cosiddette “dei diritti avanzate” (stragi nei Campus, uccisioni di persone per caso, uccisione di fratelli o pari, tragici episodi legati al consumo di alcol e droga, atti raccapriccianti vari) dietro c’è sempre un cattivo funzionamento familiare, cioè conflitti insanabili fra i coniugi, condotte abnormi in famiglia, presenza di un solo genitore per abbandoni, separazioni e divorzi, clima familiare disturbante, mancanza di un progetto esistenziale adeguato, assenza di valori etici e morali.
Quindi bisogna restaurare, e di corsa, il valore e il ruolo della famiglia, restituendo contenuto tutelato al “patto sociale” primitivo e funzione al “matrimonio” e al “patrimonio”, che possono avere aspetti religiosi o civili, con contenuti culturali diversi, ma i cui fondamentali sono eterni e non negoziabili. Aggiornabili eventualmente sono le regole (su cui si può discutere e che sono legate all’evoluzione dei tempi), il patrimonio, che oggi più che economico è fatto di trasmissione di stili di vita e di comportamenti, anche se la scoperta del Dna dice che il patrimonio genetico pesa molto e la scoperta dei neuroni “a specchio” conferma che l’apprendimento emotivo e quello per imitazione rappresentano circa i due terzi della nostra capacità mentale e solo un terzo è l’istruzione e l’educazione in senso stretto. Quindi per il benessere nostro, dei nostri figli e delle future generazioni occorre rigenerare, sostenere e proteggere l’idea della famiglia naturale che, come viene detto generalmente, e comunque la si voglia vedere, è l’istituto fondamentale della Società.

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