Banda ultralarga, l’Italia è in forte ritardo. Il primo nemico è la burocrazia
La banda ultralarga in Italia rischia di restare un sogno. Il suo primo nemico è la burocrazia. Per posare dieci chilometri di fibra ottica per rendere internet veloce servono ventitré permessi. Facendo i conti occorre un’autorizzazione ogni 432 metri di cavo. I dati, pubblicati da La Stampa, parlano da soli e fanno comprendere perché l’Italia si trovi al 25esimo posto in Europa, avanti solo a Bulgaria e Grecia. Nel panorama italiano non mancano le sorprese: le regioni più virtuose sono la Calabria e la Campania che hanno acquisito un netto vantaggio rispetto alle regioni del Nord. La Calabria, secondo le stime I-Com, è la regione italiana più cablata, con il 64% delle case e quasi la metà dei comuni raggiunto dalla banda ultralarga. Al contrario la Puglia è al 26% delle abitazioni e al 4,7 dei comuni. I lavori vanno molto a rilento in Lombardia e Veneto.
Banda ultralarga, la burocrazia ferma lo sviluppo
«Abbiamo un gran bisogno di semplicità», ha spiegato a La Stampa Dina Ravera, presidente di Asstel, l’associazione di categoria di Confindustria che rappresenta gli operatori. «Significa – ha detto – da una parte favorire con una serie di semplificazioni normative le opere d’infrastrutturazione, dall’altra far sapere a cittadini e imprese quali vantaggi e benefici potranno trarre dalle nuove reti. Occorre fugare il rischio che la burocratizzazione soffochi lo sviluppo, e introdurre nel sistema strumenti facili e convincenti per accelerare e incoraggiare la “conversione al digitale” di cittadini e imprese».