Vendetta, tremenda vendetta: adesso Marino vuole incenerire Renzi e il Pd

13 Ott 2015 12:31 - di Alberto Fraglia

Ignazio Marino, una variabile impazzita. Devono pensarla proprio così il premier Renzi e il suo entourage dopo la manifestazione (circa 5oo persone) in Campidoglio dei suoi sostenitori e le notizie che descrivono il “Sindaco marziano” tutt’altro che rassegnato, pronto a reagire, e a mettere nei guai il Pd. Le notizie che filtrano dalla stanza nella quale Marino ha firmato la lettera di dimissioni non rasserenano il Nazareno. Anzi, lo hanno messo in fibrillazione. Circolano sondaggi che lo danno addirittura all’otto per cento, se si presentasse con una  lista civica tutta sua. Parliamo di dati a caldo, che riflettono il clima confuso e surriscaldato delle ultime settimane. Difficile immaginare che resistano al logorio del tempo. In più, l’inchiesta della Procura sugli scontrini è soltanto all’inizio. Nessuno è in grado di prevederne esito e conseguenze. Per il Pd, comunque, Marino continua ad essere un problema, anche dopo le dimissioni. Per molti versi, lo è ancor di più di prima. Ignazio può far male. Sel, i fuoriusciti dal Pd, i dissidenti come Fassina e Civati, lo stuolo degli antirenziani stanno meditando la vendetta. Marino può essere il cavallo di Troia, l’uomo giusto per scompaginare i disegni di Renzi e costringere il premier a trattare su un piano di pari dignità. Significativo è il fatto che, a sinistra, proprio le primarie che portarono Marino in Campidoglio vengono ora messe nel mirino,  giudicate controproducenti. Per Lorenzo Guerini non ci dovranno essere nomi calati dall’alto, ma “un confronto tra proposte di altissimo profilo”. Più o meno le stesse cose furono dette quando, da quelle parti, inventarono la candidatura dell’ex chirurgo. Si è visto, poi, come è andata a finire. Fatto sta che il perimetro delle alleanze a sinistra è un cruciverba assai complicato. La sensazione è che il quadro si complichi ancora di più. Con Marino che cova in silenzio, il popolo della sinistra infuriato, e Renzi preoccupato più di se stesso che della Capitale, nel Pd si teme l’effetto Liguria. Il capitombolo, questa volta, sarebbe fatale. Per Renzi, ovviamente. E Marino se la riderebbe alla grande.

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