Lo stile vegano non fa più tendenza (per fortuna). Molti i pentiti tra i vip
Niente carne, pesce e latticini. Proibito anche l’uso di indumenti di lana, pelle e seta, per non parlare dei farmaci e cosmetici: si fa tutto per vivere all’insegna del rispetto di animali e ambiente. È il vademecum del perfetto vegano che il 1 novembre festeggerà la giornata mondiale (istituita nel 1994 dalla vegan society londinese). Ma nonostante i continui allarmi sulla pericolosità e sui rischi per la salute se si fa troppo consumo di carne, latticini e alimenti trattati, e il proliferare negli ultimi anni in Italia dei ristoranti vegani, i dati Eurispes parlano chiaro: i vegani in Italia nel 2014 sono calati rispetto all’anno precedente del 55 per cento. E non va meglio nel resto del mondo dove i seguaci hanno subito una battuta d’arresto. E anche tra i vip si annoverano vegani pentiti, come Drew Barry More, Anne Hathaway ma anche politici dal calibro di Bill Clinton, hanno deciso di abbandonare il veganismo. Quel che cn ogni probabilità ha contribuito a rendere i vegani poco “simpatici” in generale, devono essere stati gli eccessi del loro stile di vita. Dal veganismo al fanatismo. Purtroppo talvolta si sconfina nel fanatismo alimentare, ben rappresentato in un filmche ha avuto vasta eco, Hungry Hearts (“Cuori affamati”), film di Saverio Costanzo: seguendo i precetti dei vegani e di alcune pubblicazioni parascientifiche, una giovane madre post-anoressica e ultravegana è decisa a respingere qualsiasi suggerimento medico, dall’uso degli omogenizzati alla più innocua delle ecografie, fino a pregiudicare la normale crescita del figlio. Gli eccessi alla base dei comportamenti praticati anche da alcuni vegani oltranzisti, dal digiuno prolungato a una dieta rigorosamente crudista, sono causa nei neonati di disturbi alimentari, come l’ortoressia, una sindrome caratterizzata dall’ossessione per un’alimentazione sana che porta all’esclusione di cibi essenziali per un’alimentazione equilibrata.