Spari in tribunale a Parigi: un avvocato colpisce il presidente dell’ordine
Spari in tribunale alla periferia di Parigi: a quanto si è fin qui apprerso, un avvocato avrebbe aperto il fuoco in un’aula del palazzo di giustizia di Melun, alla banlieue della capitale francese. Via via che passano le ore e che arrivano a definirsi, tra conferme e smentite, i contorni della vicenda, si scopre che il legale avrebbe puntato l’arma contro il presidente dell’Ordine, Henrique Vannier, e poi si sarebbe suicidato. Contrariamente a quanto riferito in un primo tempo da fonti giudiziarie citate dai media francesi, il presidente dell’ordine degli avvocati di Melun, vittima dell’assalto armato in aula, e sulle prime dato per spacciato, risulta invece ricoverato «in condizioni gravi» in un vicino ospedale.
Spari in tribunale a Parigi
Il presidente dell’ordine di Melun, località dello sconfinato hinterland parigino – nel dipartimento di Seine-et-Marne – è stato colpito all’interno del suo ufficio in tribunale. Il presunto killer, un altro legale, ha poi rivolto l’arma contro di sé e si è suicidato. Secondo LeParisien.fr, l’omicida sarebbe Joseph Scipilliti, avvocato al tribunale di Melun, che dopo aver mirato al suo bersaglio avrebbe fatto fuoco tre volte contro il presidente dell’ordine, Henrique Vannier. Interpellate da FranceTvInfo, fonti del tribunale parlano di un contenzioso tra i due uomini. Contro Scipilliti, in base a quanto fin qui ricostruito da fonti d’oltralpe, «era in corso una procedura disciplinare per contributi e quote che non erano state pagate». Un movente all’apparenza debole in realzione alla reazione che avrebbe scatenato. Ma c’è anche di più: c’è chi sostiene che «Scipilliti considerasse che Vannier facesse della questione un fatto quasi personale». Non solo, di contro, sul presunto assassino cominciano a circolare voci discordanti e controverse culminate nella notizia – da accertare – secondo cui nell’agosto del 2014 il legale che aperto il fuoco e poi si è suicidato, avrebbe difeso un minaccioso militante islamofobo.