La vita di Henry de Monfreid, il “corsaro nero” conquistato dal Duce

5 Ott 2015 17:15 - di Riccardo Arbusti

Alla sua morte, nel 1984, il miglior epitaffio lo scrisse il suo “collega” scrittore Paul Morand: “Henry de Monfreid. Morto a novantacinque anni nel suo letto. Morte tranquilla di un violento, temperamento passionale, inquieto. Bella figura, ben scolpita, sguardo fiero di giovane”. Nella sua vita scrisse oltre settanta libri, in Francia sono tutti editi da Grasset e periodicamente ristampati. In Italia, alcuni dei suoi titoli sono stati tradotti, ma solo negli anni Trenta del Novecento, pubblicati dalla casa editrice Genio o da Marangoni, e oggi si possono trovare solo nei cataloghi o in rete attraverso buone librerie antiquarie. Tra questi: Verso le terre ostili dell’Abissinia, Luce sull’Abissinia, La guerra nell’Ogaden, All’inseguimento del Kaipan… Soltanto pochi anni fa, l’editore Magenes ha ripubblicato per le nostre librerie i suoi tre titoli forse più famosi: Avventure di mare, I segreti del Mar Rosso e La crociera dell’hascisc

Il successo in Francia

È stata disegnata proprio da Hugo Pratt la sua silhouette che campeggia nelle copertine della collezione “Lecture et aventure” dell’editore Grasset. E nell’album “Quattro sassi nel fuoco”, della serie a fumetti “Gli scorpioni del deserto”, che ha aggiornato quella originale di Pratt, i disegnatori Camuncoli e Casali hanno direttamente inserito de Monfreid come personaggio reale del racconto. Dato il personaggio e la sua fama in Francia, dopo la sua morte, de Monfreid è stato oggetto di saggi, di memorie private, come di edizioni critiche della sua corrispondenza e dei suoi giornali di bordo.

La biografia di Stenio Solinas

Ma sinora nessuno aveva realizzato una sua biografia che si legge come un vero e proprio romanzo, e che ne ripercorre le orme su e giù per il Corno d’Africa e il Mar Rosso, tra Gibuti e Aden, ma che si avvale di documenti d’archivio inediti e che riguardano il suo ruolo, nei primi anni Trenta, di agente segreto per l’Italia fascista. Si intitola Il corsaro nero. Henry de Monfreid, l’ultimo avventuriero (Neri Pozza, pp. 252, euro 17,00) e a scriverla è stato Stenio Solinas, uno più bravi, coinvolgenti e acuti scrittori italiani di oggi che potremmo ascrivere alla cosiddetta letteratura di viaggio.
Ne esce fuori l’affascinante ritratto di una figura che racchiude in sé tutti i vizi e le virtù, le tentazioni esotiche e quelle totalitarie, i sogni reconditi e l’ideale di vita spericolata dell’uomo del Novecento. Henry de Monfreid, così come ce lo racconta Solinas, è stato l’ultimo, e forse il più straordinario, scrittore-avventuriero del secolo scorso. Anarchico e individualista, pirata in rivolta contro l’arroganza coloniale della sua Francia e dell’Inghilterra, trafficante e contrabbandiere di perle e di armi, fumatore d’oppio, fece del Mar Rosso il suo terreno d’azione e di elezione. Convertitosi all’Islam – primo europeo di una lunga schiera che andrà dal filosofo René Guénon al soldato di ventura Bob Denard – prese il nome di Abd el-Hay, “Schiavo del Vivente”, e adottò gli usi e costumi dei somali. Negli anni Trenta, poi, recitò un ruolo di primo piano nella conquista italiana dell’Etiopia, di cui proprio in questi giorni ricorrono gli ottant’anni.

Le lettere a Mussolini

Ancora nel 1940, scrive a Mussolini: “Duce, le nazioni proletarie hanno spezzato le loro catene e rovesciato i muri. La prima fase della sua lotta giunge alla sua fine, ma il più delicato resta da farsi: bisogna che l’odio non si infiltri nelle fondamenta a venire…”. E più avanti: “Tutto il mio credito presso i miei lettori di lingua francese, tutta l’influenza di cui la mia parola e la mia penna possono essere capaci, sono al servizio della causa che voi difendete”. Questo e molti altri documenti inediti Solinas li ha rintracciati attraverso una seria e lunga ricerca dell’Archivio di Stato, nell’archivio diplomatico della Farnesina e nell’Ufficio Stato della Stato Maggiore dell’Esercito, in particolare tra le carte del servizio segreto militare.

Gli anni Sessanta

Durante la seconda guerra mondiale, de Monfreid viene arrestato e deportato dagli inglesi tra i POW, prigionieri di guerra, italiani. Liberato vive di caccia e di pesca sulle pendici del monte Kenya. Nel 1947, torna in Francia, dove fu amico di gente come Cocteau, Montherlant, Kessel, Theilard de Chardin. Rischiò anche di essere eletto all’Académie Française e di fare naufragio, a quasi ottant’anni, al largo del Madagascar. Negli anni Sessanta incide un disco in cui canta vecchie canzoni di marinai. Una celebre foto lo immortala, insieme a France Gall e Serge Gainsbourg al Mimi Pinson, un locale per giovani yé-yé sugli Champs Elysées. Lui ci prende gusto e a novant’anni lo troveremo come chansonnier al Théatre du Vieux Colombier… Farà comunque in tempo a vedere in tv la fine dell’Etiopia di Hailé Sellassié, il nemico di una vita. Dal 1990, a Ingrandes, è aperto – e molto visitato – il Musée Henry de Monfreid.

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