Ridete pure sulle donne ma non sulla Boschi: il finto scandalo dei moralisti

21 Ott 2015 19:42 - di Mario Aldo Stilton

Oh, no. Su Maria Elena Boschi non si può. Due gambe sinuose e accavallate. Un tratto di matita pudìco e pulito. E la dicitura che le accompagna: “Boschi: unioni civili con chi ci sta”. Insomma, una vignetta. Apriti cielo. Cateratte del cielo di indignazione. Finte,  come può essere finta una moneta da tre euro. E, perciò,  pigliamola a ridere l’ennesima polemica stampata sull’acqua e sulle pagine dei giornali. Come quel vecchio barattolo di pelati aggredito da gatto Silvestro. Si tratta di una vignetta. Una vignetta innocua, quasi per educande. D’altri tempi si direbbe. Ed ecco, invece, il diluvio. Che per l’occasione si tramutò in profluvio. Dichiarazioni indignate. J’accuse. E, perciò, pigliamola a ridere: “sessismo”, “attacco sessista” e via via blaterando. Per una vignetta. Chi più ne ha più ne metta. A cominciare dai bellimbusti dell’Ncd, o da quello che di loro rimane. Pronti a correre in soccorso della Maria Elena nostra. Della signora Boschi dei pensieri più audaci. Che mica è la Mara (Carfagna). E nemmeno quella scontrosa della Gelmini. Boschi che però, a quanto sembra, non dev’essersi poi adontata. Giovane e spiritosa com’è, l’avrà anzi apprezzata la vignetta di quelli del Mattinale. Di quel funambolico folletto di nome Renato Brunetta. Avendo riso per l’amico in mutande fotografato con lei in vacanza, l’avrà fatto anche quando le hanno mostrato il graffio di Renatino la peste. Perchè il sorriso è più che sufficiente. Ma, la politica no. La politica si adombra, si adonta e si interroga. Insomma, finge. Perciò vai col tango: eccolo il sessismo alle porte. Eccola la dignità femminile calpestata. Per una vignetta. E se lei, la Boschi dei desideri, non s’indigna? Fa niente. Si indigneranno loro anche per lei. Per mostrare di essere leali scudieri. Per far capire di essere loro e loro soltanto i paladini più degni e fedeli. Fino a lavare l’insulto della vignetta. Fino a ripulire l’onta. Oltre le scuse. Che, inopinatamente, arrivano pure loro. Segno che, per molti di quelli che stanno chiusi nel Palazzo, anche la speranza è appassita. Insieme alla capacità di sorridere.

 

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