Ancora morti a Gerusalemme. L’Anp invoca l’Onu, Netanyahu chiama Kerry
Ancora sangue a Gerusalemme e in Palestina, dove cresce di giorno in giorno il numero dei morti legati alla “intifada dei coltelli”.
Ancora morti a Gerusalemme e Gaza
Secondo fonti della polizia israeliana, tre agenti sono stati accoltellati da un palestinese alla Porta di Damasco a Gerusalemme. Solo uno dei tre sarebbe in condizioni preoccupanti, mentre l’assalitore è stato ucciso. A Gaza, invece, a morire sono stati due ragazzi palestinesi di 13 e 15 anni, freddati durante gli scontri con la polizia israeliana nei pressi di Khan Yunis, a sud della città. Ammonterebbe, poi, a 14 il numero dei feriti.
Gli scontri con la polizia
Incidenti simili si sono avuti anche nel nord della Striscia, in prossimità del valico di Erez con Israele. Altri momenti di tensione si sono registrati a Gerusalemme est dove, in occasione dei funerali di un ragazzo palestinese ucciso la notte scorsa, sono esplosi scontri tra la polizia e alcuni manifestanti. Nei disordini, secondo quanto riportato dai media israeliani, un palestinese è stato ferito alle gambe dal fuoco della polizia, secondo la quale l’uomo si stava avvicinando con una bomba incendiaria nelle mani.
Il lavoro delle opposte diplomazie
Sulla situazione a Gerusalemme e nella Striscia il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha avuto un colloquio telefonico con il segretario di Stato Usa John Kerry, durante il quale ha chiesto che l’Autorità nazionale palestinese fermi «l’istigazione selvaggia» che ha portato all’attuale ondata di violenza. Secondo l’ufficio del primo ministro, Kerry ha detto a Netanyahu che gli Usa sono «consapevoli che Israele non intende cambiare lo status quo sulla Spianata delle Moschee». Sull’altro fronte, invece, l’ambasciatore palestinese presso le Nazioni Unite, Ryad Mansour, si è rivolto al Palazzo di Vetro chiedendo un intervento urgente a difesa della popolazione civile palestinese colpita da Israele.