L’Italicum è la legge di Renzi: perchè questa legge elettorale conviene solo a lui

4 Ott 2015 8:47 - di Redazione

Per il premier l’attuale legge elettorale è perfetta: marginalizza l’area alla sinistra del Pd, e di conseguenza previene scissioni fra i Democratici; getta scompiglio a destra; consente a Renzi di esercitare un controllo notevole sulla scelta dei candidati che lo sosterranno – e quindi sulla sua potenziale futura maggioranza di governo. Certo, c’è chi ventila l’ipotesi che in uno scontro diretto fra il Pd non alleato con nessun’altra lista e i grillini possa vincere il Movimento. E sostiene che la legge elettorale dovrà essere cambiata per prevenire quest’esito. Anche tralasciando i dubbi sulla plausibilità di queste previsioni, tuttavia, non è affatto detto che a Renzi – per come ha dimostrato di pensare e vivere la politica – l’idea di giocarsi una partita ultimativa, faccia a faccia, politica contro antipolitica, dispiaccia.

Perchè l’Italicum è la legge elettorale perfetta per Matteo Renzi

Secondo Giovanni Orsina – in una lunga analisi su “La Stampa” – “Il programma di governo Renzi se l’è trovato bello e pronto: tutto quello che avremmo dovuto fare negli ultimi vent’anni e non abbiamo fatto. Già di per sé questa «retorica del fare» gli ha consentito di mettersi al di fuori della frattura fra destra e sinistra. Lui è stato abile, poi, ad alternare iniziative considerate di sinistra con iniziative considerate di destra. Più le seconde delle prime, in verità – ma soprattutto perché i temi in agenda portano più a destra che a sinistra: pressione fiscale, sicurezza, immigrazione, efficienza dello Stato.

Renzi sta aggirando con cura l’operazione di tagliare davvero la spesa pubblica

La levità della zavorra ideologica, un’azione di governo ispirata alla «retorica del fare» e priva di una chiara connotazione di destra o sinistra, un sistema elettorale che strangola i piccoli partiti e previene le scissioni: tutto questo consente oggi a Renzi di occupare uno spazio politico amplissimo, di spingere gli oppositori ai margini, di sfruttare in Parlamento molteplici opzioni tattiche. Non si vede davvero per quale ragione il presidente del Consiglio dovrebbe adoperarsi per abbandonare anzitempo una situazione così felice. Magari, come dicevo sopra, a ridosso delle prossime elezioni dovrà scegliere fra sinistra e centro ma lo farà all’ultimo momento. Anche in quel caso, poi, grazie all’attuale sistema elettorale potrà farlo non alleandosi con questo o con quel partito o fazione, ma scegliendo lui dove collocarsi. E controllerà la formazione delle liste. Nelle quali, riesumando la retorica della rottamazione, più che i centristi o i «sinistri» coi quali ha giostrato in questi anni potrebbe puntare a inserire soprattutto delle ragazzotte e dei ragazzetti di belle speranze e scarsa esperienza politica che gli forniscano una maggioranza disciplinata.

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