Gli antagonisti assaltano CasaPound. Poi piangono: «Gli aggrediti siamo noi»
Un commerciante è rimasto ferito nel corso di un tentativo di assalto degli antagonisti ai militanti di CasaPound Italia Napoli. L’uomo è stato colpito al volto dalle schegge di una delle bombe carta lanciate dai centri sociali contro la sede del movimento in via Foria, all’interno della quale c’erano una decina di ragazzi, tra i quali due ragazze, e una donna di mezza età. Le condizioni del lavoratore non sono gravi.
La dinamica dell’aggressione
A tentare l’aggressione a freddo, definita da alcuni come una vera e propria «spedizione punitiva», è stato un gruppo di una cinquantina di persone che si è staccato dal sit-in indetto davanti al Tribunale per il processo sull’omicidio di Davide Bifolco, il ragazzo di 17 anni ucciso l’anno scorso da un carabiniere al Rione Traiano. L’assalto, che poteva chiudersi con un bilancio molto più grave di quello di una sola persona ferita, è stato però respinto dai militanti di CasaPound.
CasaPound: «Costretti a difenderci, il sindaco ha qualcosa da dire?»
«Stavamo lavorando all’interno della nostra sede, quando siamo stati attaccati da una cinquantina di persone», ha spiegato la dirigente di CasaPound Emmanuela Florino in un post su Facebook, aggiungendo che «non saremo mai complici della logica degli opposti estremismi, ma difenderemo sempre il nostro diritto a esistere anche di fronte alle democratiche bombe carta degli amici del sindaco di Napoli». «Ci siamo difesi e li abbiamo allontanati», ha proseguito Florino, sottolineando però che in quanto accaduto esiste una precisa responsabilità politica delle autorità cittadine. «Una folla di oltre cinquanta persone, passata inosservata da chi dovrebbe vigilare sulla sicurezza dei cittadini, è uno scandalo», ha detto la ragazza, chiamando in causa «il sindaco e chi di dovere». «Noi – ha concluso Florino – ogni giorno lavoriamo e ci impegniamo senza disturbare nessuno, siamo giovani che operano nel sociale e pretendiamo la libertà di espressione senza doverci ritrovare in queste situazioni».
Il “pianto” della rete antagonista
Il racconto dei ragazzi di CasaPound corrisponde alla ricostruzione fatta dalla polizia, sulla base delle testimonianze e delle prime indagini. Come sempre, però, la rete antagonista anche in questo caso ha fornito una sua originale ricostruzione dei fatti: gli aggrediti – hanno sostenuto – siamo noi. Nel racconto dei centri sociali «dieci-dodici fascisti di CasaPound armati di mazze di ferro, mazze chiodate, petardi, cinte e caschi» avrebbero aspettato il passaggio degli antagonisti davanti alla sede di via Foria. Quindi, questo gruppo di «neonazisti», «questo gruppuscolo razzista e xenofobo» avrebbe messo in atto una «azione premeditata».
Un vizio antico (che ormai viene smascherato)
La fantasiosa ricostruzione non stupisce: assomma tutti i cliché, tutte le paranoie e tutta la tendenza alla delazione cui certi ambienti ci hanno abituato. Ciò che sorprende, piuttosto, è l’insistenza nel commettere sempre lo stesso errore: pensare che, in un mondo costantemente connesso, certe bugie possano avere la stessa presa di alcuni anni fa. Dai tempi dell’aggressione al Blocco studentesco a piazza Navona, passando per i recenti casi di aggressione a Cuneo (antagonisti condannati) e bombe a Bologna (ancora condanne per gli antagonisti) e Parma (per cui ci sono stati degli arresti nell’estrema sinistra), fino ad arrivare al drammatico caso di Cremona, i centri sociali hanno continuato a raccontare la storiella delle “aggressioni dei fasci” salvo poi essere pubblicamente sbugiardati o dalle indagini o, con effetti ancora più clamorosi, da filmati inequivocabili. Sul caso di Napoli, qualora ve ne fosse stato bisogno, hanno già fatto chiarezza testimonianze e prime indagini.