Dieselgate: lo scandalo si allarga alla OPEL. Addio al mito dell’efficienza tedesca

24 Ott 2015 5:25 - di Redazione

Il dieselgate, lo scandalo delle emissioni truccate dei motori Diesel, si allarga da Volkswagen a Opel. L’organizzazione non governativa Deutsche Umwelthilfe ha reso pubblici a Berlino i dati di una ricerca inedita, basata su test condotti in Svizzera, secondo cui la Zafira 1.6 CDTi (diesel) «in alcune situazioni di guida, viola i limiti delle emissioni degli ossidi di azoto consentiti all’Euro 6, superandoli fino a 17 volte». E i risultati, è stato spiegato, «sono diversi a seconda che l’impatto inquinante dell’auto venga verificato con 2 o 4 ruote in funzione». La filiale di General Motors ha reagito negando tutto: «Dati non giustificabili». «Le accuse sono false e infondate», ha replicato in una nota.

Opel ha preso subito le distanze anche da possibili analogie con Volkswagen

Sul fronte opposto – si legge su “il Corriere della Sera” – impugnando l’arma della salute dei cittadini, in un’appassionata conferenza stampa, Deutsche Umwelthilfe ne ha avute per tutti. Gli ambientalisti hanno spiegato di non essere affatto sorpresi dello scandalo del colosso di Wolfsburg: «Io mi sorprendo che ci si sia sorpresi», è sbottato Axel Friedrich, consulente internazionale sui Trasporti, e già dirigente dell’Umweltbundesamt, un ente federale che si occupa di tutela ambientale.

E le critiche non riguardano solo l’industria dell’auto

«Nell’ultimo mese abbiamo chiesto un incontro al ministero dei Trasporti, ma nessuno ci ha risposto. Neppure una risposta negativa ci hanno inviato», ha aggiunto Juergen Resch, direttore federale della Deutsche Umwelthilfe. Senza contare le denunce fatte in passato e rimaste inascoltate: «Hanno sempre guardato dall’altra parte». Da anni l’ong è fra quanti denunciano l’assenza di organi realmente indipendenti, in grado di constatare il reale impatto inquinante delle auto: «Solo in Europa è sempre tutto pulito…». Colpa dello strapotere delle lobby dell’auto. «I test che noi richiediamo di fare — ha spiegato ancora Resch — sono possibili tecnicamente in Germania, solo che nessuno vuole farli. I controllori sono tutti condizionati dall’industria dell’auto. E quindi rifiutano di effettuare le nostre verifiche. Ci rispondono che, se le facessero, perderebbero i contratti con le compagnie automobilistiche».

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