Debito di Roma graverà sui contribuenti fino al 2048: il record è di Rutelli

11 Ott 2015 8:28 - di Redazione

Lo pagheremo almeno fino al 2048. Pagando più tasse e addizionali ancora per 33 anni. E una delle poche certezze sul debito del Comune di Roma. Un debito mostruoso. Ogni anno si mangia almeno 600 milioni di euro di soldi pubblici. Questa è la spesa effettiva per pagare gli interessi, stando ai documenti pubblici. Documenti da prendere con cautela, perché ogni anno spuntano nuovi debiti «fuori bilancio» per decine o centinaia di milioni, come annotano nelle relazioni annuali i componenti dell’Organismo di revisione economico-finanziaria sul rendiconto del Comune, Sergio Conti, Giuseppe Gismondi e Massimo Zaccardelli.

Non c’è trasparenza sul debito che schiaccia Roma Capitale

La vera dimensione del debito forse non la conosce nessuno, si legge su “Il Sole 24 Ore”. Probabilmente neppure Silvia Scozzese, ex assessore al Bilancio della giunta di Ignazio Marino. Si è dimessa a fine luglio, un mese dopo il premier Matteo Renzi l’ha nominata commissario straordinario «per il piano di rientro del debito pregresso di Roma Capitale», al posto del tremontiano Massimo Varazzani, che è stato commissario per tré anni. L’ex assessore renziana è solo l’ultima arrivata in una partita che comincia da lontano. Ignazio Marino diceva nel febbraio 2014 sul debito di Roma: «Ci sono ancora da pagare gli espropri dei terreni per le Olimpiadi di Roma del 1960».

Roma ha contenziosi pluridecennali: un disastro lontanissimo nel tempo

Secondo il bilancio del Comune, a fine 2000 i debiti finanziari erano 5,93 miliardi di euro. All’arrivo di Rutelli, secondo quanto ricostruito dal Sole 24 Ore (sul sito non si trova il bilancioprima del 1997), il Comune aveva circa 3,6 miliardi di debiti finanziari: quindi sotto Rutelli il debito è aumentato di circa 2,31 miliardi. Dopo il breve intermezzo di un commissario viene eletto sindaco Walter Veltroni, il 28 maggio 2001.  Veltroni lascia il Comune con debiti finanziari, secondo il bilancio a fine 2007, per 6,95 miliardi, cioè un miliardo e 21 milioni in più rispetto all’addio di Rutelli. Con le successive elezioni Roma passa alla destra. Il 29 aprile 2008 viene eletto Gianni Alemanno, mentre a Palazzo Chigi torna Silvio Berlusconi. La politica dei tagli di trasferimenti pubblici ha creato una crisi di liquidità al Comune. Alemanno accusa Veltroni di aver «occultato» alcuni dati di bilancio, sostiene che ha nascosto un debito «contrattualizzato» per 1,277 miliardi (si tratta di linee di credito non ancora “tirate” per cantieri aperti) e che, se si considera quanto «programmato», il debito schizzerebbe di ulteriori 1,54 miliardi.

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