Yara, al via il processo. I genitori: era felice, ogni cosa la faceva col sorriso

11 Set 2015 16:08 - di Redazione

Il processo contro Massimo Bossetti è iniziato e Maura Panarese, la madre di Yara Gambirasio, ha cominciato la sua deposizione senza mai rivolgere lo sguardo all’imputato che si trova accanto ai suoi avvocati. Mentre la donna deponeva, Bossetti, camicia bianca a maniche corte e jeans,  seguiva con attenzione lo svolgersi della testimonianza ed è apparso tranquillo. Yara Gambirasio, il 26 novembre 2010, quando scomparve, aveva ricevuto il “pagellino” ed era “contentissima perché aveva preso voti bellissimi”, ha detto la mamma della 13enne uccisa. Maura Panarese, dopo avere descritto la settimana tipo di Yara, rispondendo alle domande del pm Letizia Ruggeri, ha cominciato a raccontare nel dettaglio che cosa accadde quel 26 novembre 2010 in cui la figlia scomparve per essere poi trovata uccisa esattamente tre mesi dopo. L’ultima volta che vide Yara (e spesso ricordando la figlia la donna ha sorriso) stava facendo i compiti e, una volta finito, avrebbe portato uno stereo nella vicina palestra che frequentava. «Mamma abbiamo un sacchetto?», le chiese la tredicenne e Maura Panarese, con una battuta, rispose: «Figurati se guardano tutti te che porti lo stereo». Una volta accortasi che la figlia era in ritardo rispetto a quanto avevano stabilito, non vedendola tornare, aveva composto il numero del suo cellulare che aveva fatto due o tre squilli ed era poi scattata la segreteria telefonica. Chiamò i responsabili della palestra i quali dissero che Yara era uscita intorno alle 18.30. Fecero altre telefonate e poi, con il marito, chiamarono i carabinieri.

Parla il padre: era il sale della nostra famiglia

Sofferta la testimonianza del padre, Fulvio Gambirasio, che più volte ha pianto. “Era il collante, il sale della nostra famiglia, ogni cosa la faceva con una capriola, una giravolta. Era sempre allegra e sorridente”. “Quando Yara non tornò a casa – ha proseguito – ho passato notti intere a pensare se potevo aver fatto del male a qualcuno. E io sono una persona che non ha mai fatto del male ad altre persone e conosco molta gente. Quando fui informato del fermo, chiesi a mia moglie di dirmi il nome e, quando mi è stato detto, mi sono sentito per certi versi risollevato”.

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