Un rifugiato chiede asilo perché non gli piace il clima del suo Paese
Finora il clima non era mai stato un valido motivo per richiedere asilo politico in un altro Paese. In genere, fin qui, sono stati la guerra, la povertà, la fame e il terrore dell’Isis a motivare l’esodo di massa di migranti provenienti dalla Siria o dall’Africa subsahariana. E invece, dagli antipodi arriva la notizia del primo rifugiato a cui è stata respinta la domanda di accoglienza presentata a causa dei rischi innescati dal cambiamento climatico.
Migrante in fuga dal clima…
Il clima, dunque, al pari della guerra e della fame, ha animato un caso più unico che raro nel mondo di rischiesta di asilo politico: è successo in Nuova Zelanda, Eden negato a uomo proveniente dal piccolo stato-arcipelago di Kiribati nel Pacifico, che sarà espulso dal Paese dove vive da quattro anni con la moglie: dove sono nati i suoi tre figli, dove aveva scelto di “ricominicare” in fuga da rischi ambientali causati dall’innalzamento del livello delle acque marine e da altri effetti dell’aumento della temperatura atmosferica. Niente da fare, dunque: dopo un’accesa battaglia legale protrattasi per quattro, lunghi anni, il Dipartimento Immigrazione ha confermato che il trentottenne Ioane Teitiota, che si era trasferito in Nuova Zelanda con la moglie dal 2007, e che lì ha messo su famiglia, sarà rimpatriato a Kiribati, le cui isole coralline affiorano di pochi metri dal livello del mare. Anche la moglie e i figli dovranno lasciare il Paese, ma l’Immigrazione per il momento non ha ancora confermato quando.
La“ singolare” istanza del rifugiato
Lo scorso luglio la Corte Suprema aveva respinto l’argomento presentato dall’uomo, dichiarando che mentre Kiribati «indubbiamente affronta delle sfide, il signor Teitiota, se ritorna, non è esposto a grave danno». Pertanto la sua istanza non raggiunge i criteri legali, quali la paura di persecuzione o le minacce alla vita. Non solo: secondo i togati neozelandesi che hanno sentenziato sullo stravagnate caso, non vi sarebbe indicazione alcuna che il governo di Kiribati manchi di adottare misure per proteggere i cittadini dall’impatto del cambiamento climatico. Così, perse quasi tutte le speranze di una risoluzione positiva della singolare vicenda, nel tentativo di impedire l’espulsione della famiglia, un leader della comunità di Kiribati in Nuova Zelanda, il reverendo Josefa Suamalie, è accorso addirittura da Auckland nella capitale Wellington per presentare in parlamento una petizione perché sia permesso loro di rimanere nel Paese. Ma, ancora una volta, non c’è stato nulla da fare, e anche il primo ministro John Key ha inflessibilmente respinto l’argomento dei mutamenti nel clima, già esaminato dai tribunali fino alla Corte Suprema. «Abbiamo regole da rispettare, altrimenti il sistema perde di validità. Non credo che questo sia un argomento credibile per una domanda di asilo», ha dichiarato con fermezza Key a Radio New Zealand. E effettivamente…