Putin spiazza Obama e invia truppe a Damasco. Preoccupazione nella Nato

10 Set 2015 11:49 - di Redazione

Sono solo ‘esperti’ militari quelli inviati da Putin e Iran in Siria. A dirlo è  Abu Zalem, responsabile militare di Hezbollah e reclutatore a Beirut di miliziani sciiti che combattono al fianco delle truppe di Damasco. “In Siria non abbiamo bisogno di truppe da Mosca e Teheran, ma di strateghi”, aggiunge Zalem. La portavoce del ministero degli Esteri russo, Mari Zakharova, aveva detto ieri che Mosca “non ha mai fatto mistero della sua cooperazione militare con Damasco”, confermando la presenza di “specialisti russi” e la fornitura di armi. Per quanto riguarda l’Iran, la presenza di consiglieri militari dei Guardiani della Rivoluzione e’ un fatto noto da diverso tempo. Alcuni di loro sono anche rimasti uccisi, tra i quali un generale dei Pasdaran, colpito lo scorso gennaio con ufficiali Hezbollah in un raid israeliano sul Golan siriano.

La decisione di Putin nella lotta contro l’Isis

Negli ultimi giorni fonti americane hanno parlato di un rafforzamento della presenza militare russa, in particolare lungo la costa mediterranea, dove Mosca dispone della base navale di Tartous, l’unica nel Mediterraneo. Fonti libanesi anonime citate  dal quotidiano Daily Star affermano che la Russia potrebbe decidere di inviare anche truppe sul terreno, mentre l’esercito del presidente Bashar al Assad appare sempre piu’ in difficolta’. Abu Zalem ha confermato il ruolo fondamentale delle milizie Hezbollah nel conflitto siriano. “Le forze di Assad – ha detto – non hanno esperienza di guerriglia, dei combattimenti di strada, ma noi sì”. Certo è che la mossa di Putin spiazza la Casa Bianca e mette in luce una oggettiva mancanza di strategia da parte di Obama nel muoversi sullo scacchiere mediorientale e nel combattere il terrorismo islamico dell’Isis. In più, l’invio di consiglieri, armi e militari russi a Damasco per puntellare un vacillante Assad cambia i termini stessi della “guerra civile” interna a quel regime. Elementi che preoccupano non poco gli Usa e le diplomazie occidentali. Sintomatica, in proposito, anche la dichiarazione resa alla Camera dal  ministro degli Esteri del Governo italiano, Paolo Gentiloni. “Mi auguro  – ha detto il responsabile della Farnesina – che la presenza di truppe russe in Siria sia legata alla storica presenza di basi militari, in chiave anti Isis, e non si leghi a una logica di difesa del regime fino all’ultimo uomo”.

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