Boschi: «I numeri al Senato ci sono». Gasparri: vergognosa compravendita

19 Set 2015 15:50 - di Redazione

«Noi abbiamo dimostrato con i voti che ci sono stati in Senato nei giorni scorsi che i numeri per approvare le riforme costituzionali ci sono, ci sono in modo ampio». Il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi ostenta sicurezza, alla vigilia della settimana decisiva per il voto sulle riforme al Senato. Non nomina i verdiniani, i Bondi, i transfughi del Ncd, la Boschi, ma ammette: «Io credo che sia un bene, ovviamente per tutti, cercare un consenso ampio». «Noi – ha continuato a margine del convegno delle Acli – stiamo andando avanti, come abbiamo fatto anche nelle settimane precedenti, negli incontri, nei confronti, dentro al Pd, nella maggioranza, anche con le altre forze politiche presenti nel Parlamento. Però – ha aggiunto – io credo che sia un bene, ovviamente per tutti, cercare un consenso ampio: più forze politiche approvano e lavorano a queste riforme costituzionali, sicuramente meglio è per la riscrittura dell’architettura istituzionale. Quindi siamo al lavoro e poi siamo come sempre fiduciosi».

Una compravendita al Senato?

«Renzi e la Boschi ci risparmino la pantomima sui numeri e l’ampia convergenza che ci sarebbe sulla riforma costituzionale. Sappiamo tutti cosa si sta verificando al Senato, ridotto a un mercato delle vacche. Lo abbiamo detto e lo ripetiamo. Quello che sta accadendo in queste ore, con un trasformismo che non ha nulla di nobile ma molto di interesse privato, fa rimanere a bocca aperta anche chi non è un novellino della vita parlamentare», è l’attacco del senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, che replica così alla Boschi. «Non vorremmo girassero verdoni per convincere i più restii e convincerli ad assicurare i fantomatici numeri sventolati con arroganza. Quello della riforma della Costituzione doveva essere un momento di bella politica. Passerà alla storia – conclude – come una pessima legge, una pagina di storia segnata da una vergognosa compravendita e dal peggior trasformismo parlamentare».

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