Influenza, il virus “Brisbane” metterà a letto cinque milioni di italiani

30 Set 2015 15:30 - di Redazione

Non dovrebbe essere particolarmente pesante quest’anno la stagione influenzale, ma l’influenza metterà a letto comunque dai 4 ai 5 milioni di italiani, con un 40% di casi tra 0 e 18 anni, un altro 40% tra i 18 e i 65 e un 20% tra gli over 65. I virus responsabili saranno H1N1, H3N2 e il Virus B Phuket, ma il probabile arrivo di un altro virus, il virus B Brisbane, potrebbe portare a un aumento del numero di casi, complice anche un’altra incognita rappresentata dalle condizioni meteorologiche, che se saranno particolarmente rigide potrebbero facilitare l’influenza. Questa la previsione del virologo e ricercatore del Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell’Università degli Studi di Milano Fabrizio Pregliasco, a margine della presentazione di una campagna di prevenzione e informazione dell’influenza del Moige, Movimento italiano genitori.

 Ancora non si sa quando arriverà il picco dell’influenza

«Tre i virus attesi – spiega l’esperto – si tratta ancora del virus H1n1, un virus H3n2 di origine svizzera, un virus B thailandese, ma c’è un possibile ulteriore virus B Brisbane, di origine australiana, che potrebbe essere una variante che insieme al tempo può determinare un possibile incremento dei casi». «Non è facile dire quando ci sarà il picco – aggiunge – però alcuni studi relativi alla combinazione di fenomeni meteorologici indicano che l’influenza scatta quando la temperatura si abbassa e rimane per alcuni giorni bassa e tipicamente questo accade dopo Natale, complici anche i viaggi, baci e abbracci delle Feste». Attenzione poi anche alle sindromi simil-influenzali, che come spiega l’esperto «sono dovute ad altri virus, ce ne sono di 260 tipi» e potrebbero colpire dagli 8 ai 10 milioni di italiani. «Se l’inverno sarà ballerino con sbalzi termici allora saranno di più i casi di simil-influenza, come già avviene in questo momento dove non c’è ancora la vera influenza ma ci sono già i virus “cugini”, con manifestazioni cliniche meno pesanti, e i cui casi potranno essere dagli otto ai dieci milioni».

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