Anche la Finlandia si ribella: muro umano simbolico contro gli immigrati

19 Set 2015 16:09 - di Antonio Pannullo

Mentre si attende la riunione straordinaria dei ministri dell’Interno della Ue del 22 sull’emergenza migranti, decine di migliaia di clandestini continuano a premere sui confini dell’Europa. E l’Europa si ribella: oltre 500 persone con bandiere finlandesi alla mano hanno formato sabato mattina un muro umano simbolico lungo una strada della città di Tornio (nord), al confine con la Svezia, in segno di protesta contro l’arrivo di migranti dal Paese vicino. La protesta, ha detto la polizia, si è svolta pacificamente. Fino a 30.000 richiedenti asilo sono attesi quest’anno in Finlandia, contro i 3.651 del 2014, e un centro di accoglienza e registrazione aprirà i battenti a Tornio martedì prossimo. In Finlandia si è votato nell’aprile scorso, con la vittoria del centrodestra guidato dal giovane Juha Sipilä, nel Partito di Centro finlandese, movimento liberale di impronta rurale. Intanto sono poco più di 20.700 i migranti entrati da mercoledì scorso in Croazia, passando illegalmente dalla Serbia. Lo riferisce il ministero degli Interni croato. Il flusso più forte è al valico di confine di Tovarnik, dove in attesa di pullman e treni, si trovano 2.500 persone che verranno portate ai confini di Gorican e Botovo, con l’Ungheria, e di Bregana e Harmica, con la Slovenia. Già circa 7-8 mila profughi sono usciti dalla Croazia, con il sostengo della autorità croate. Il governo ungherese ha accusato a questo proposito la Croazia di aver tradito l’Ungheria e la Ue poichè non ha protetto adeguatamente i confini esterni dell’Unione. «La Croazia ha tradito non solo l’Ungheria ma l’Unione europea non avendo ottemperato alle misure alle quali si era impegnata», ha detto il portavoce del governo di Budapest Zoltan Kovac. La Croazia, ha aggiunto, invia in continuazione profughi al confine ungherese.

Tra pochi giorni l’atteso vertice Ue sugli immigrati

Ma è caos dappertutto: il Parlamento macedone ha prolungato fino a metà giugno del 2016 lo stato di emergenza proclamato nelle regioni del nord e del sud del Paese a causa della crisi legata al flusso di migranti. Il ministro dell’Interno Mitko Cavkov, citato dai media serbi, ha detto che ciò è conseguenza delle previsioni che indicano il protrarsi del flusso massiccio di migranti e profughi alle frontiere con la Grecia e con la Serbia. Secondo la polizia locale, negli ultimi tre mesi 83mila migranti hanno attraversato la Macedonia diretti verso nord, 300mila dall’inizio dell’anno. Anche a Bruxelles c’è maretta: «Deve assolutamente finire lo scaricare le responsabilità e dare la colpa agli altri», ha detto infatti il presidente Ue Donald Tusk nella lettera d’invito ai 28 al vertice di mercoledì. «Non ci sono soluzioni facili, ma non può essere una scusa, per cui è essenziale stabilire una politica migratoria europea credibile». Da parte sua il vice presidente del parlamento europeo Antonio Tajani ha detto che «se la Turchia apre i campi e fa passare attraverso il suo Paese i profughi rischiamo di avere un flusso immigratorio di centinaia di migliaia o milioni di profughi. Bisogna che l’Unione Europea intervenga in maniera ferma per aiutare soprattutto i Paesi che hanno delle frontiere esterne, intervenga per sostenere economicamente, inviare medicinali e medici ai campi che accolgono profughi che vengono dalla Siria e dall’Afghanistan. Sull’immigrazione l’Europa si gioca il suo futuro».

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