Draghi “gela” l’Eurozona: la ripresa economica è ancora troppo lenta

3 Set 2015 17:08 - di Niccolo Silvestri

Avanti adagio sulla strada della ripresa. Non è proprio ottimista Mario Draghi, presidente della Bce, nel disegnare i prossimi scenari economici dell’Eurozona. Le cause che possono rallentare la ripresa sono soprattutto due: l’inflazione ancora troppo “fredda” (le stime sono state riviste al ribasso: 2016 all’1,1 per cento dall’1,5, quella per il 2017 è tagliata all’1,7 dall’1,8 per cento)e il rallentamento produttivo del gigante cinese. Un combinato disposto che ha costretto la Bce a rivedere in peggio le sue stime sul Pil dell’Eurozona a +1,4 per cento da +1,5 per cento per quest’anno e per il prossimo a +1,7 per cento da +1,9 per cento. Comunque sia, assicura Draghi, la Bce è «pronta a usare tutti gli strumenti disponibili entro il suo mandato» per far fronte a cambiamenti sulle prospettive d’inflazione.

Draghi: la Bce potrà acquistare più titoli di Stato

Va letta dunque anche sotto questa luce e sotto quella della persistente turbolenza dei mercati la decisione (pacifica a detta di Draghi) del consiglio della Bce di alzare dal 25 al 33 per cento il limite della quantità di un’emissione di titoli di Stato acquistabile da Francoforte. Lo stesso Draghi ha spiegato che gli acquisti di titoli del Quantitative Easing «sono previsti fino al settembre 2016 o anche oltre se necessario». Una misura per aiutare le economie più sotto stress come «la Spagna e l’Italia, dove il credito sta migliorando. Il suo corso si sta riducendo».

Il “Gigante cinese” osservato speciale

Capitolo Cina: l’indebolimento delle prospettive per l’economia cinese – ha assicurato Draghi – è sotto osservazione. Un indebolimento che per il numero uno della Bce comporta un duplice effetto: uno sul «canale del commercio, che indebolisce le economie degli altri Paesi» e uno «sulla fiducia» che incide sui mercati azionari. «La Cina – ha aggiunto il presidente della Bce – ha affermato l’impegno che ha preso nel G20 per quanto riguarda i tassi di cambio e il governo cinese deve continuare a fare le riforme per assicurare la convertibilità della valuta».

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