Don Angelo ribadisce: se avessi casa, la darei agli italiani, non ai migranti

12 Set 2015 17:24 - di Augusta Cesari

«Dopo il tam tam degli articoli usciti su molti giornali e social network, articoli imprecisi e di basso taglio professionale, il mio caso è stato montato ad arte per creare pubblicità alle spalle del sottoscritto». Non ci sta don Angelo Chizzolini, parroco di Onzo, piccolo paese sulle alture di Albenga (Savona), alle criminalizzazioni piovutegli addosso per aver dichiarato che lui la sua casa la metterebbe a disposizione degli italiani bisognosi, indigenti. Di qui è partita una strumentalizzazione vergognosa. Infatti il sacerdote smentisce di «aver mai detto a nessuno: “do fuoco alla canonica piuttosto di darla ai migranti”. Bensì se la casa è mia, ne faccio quel che voglio, ma poiché la canonica non è di mia proprietà, ma della parrocchia, in quanto responsabile ne dispongo, come cittadino italiano, cristiano e prete, per aiutare un italiano bisognoso». Parole chiare, oneste, solidali con le numerose famiglie italiane piombate sotto la sofglia di povertà e senza un tetto sopra la testa. Che c’è di male? Eppure la sinistra ha scatenato la solita canea, addirittura interpretando parole che il parrono ribadisce di non aver detto. Che per difendere i migranti a oltranza si getti fango su un uomo di chiesa è veramente il massimo dell’ipocrisia e della menzogna. Don Angelo dice: «Faccio appello al buon senso e all’intelligenza già dimostratimi da molti di non fraintendere le mie parole o di manipolarle e a coloro che vogliono i migranti di aprir loro le porte delle proprie abitazioni».

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