Coppia diabolica, arrivano in aula gli sfregiati dall’acido: le vittime di serie B

16 Set 2015 11:17 - di Ginevra Sorrentino

Una vita deturpata dall’acido: in aula sfila l’orrore dell’aggressione perpetrata dalla coppia diabolica – Martina Levato e  il suo amante, Alexander Boettcher – ai danni delle povere vittime, di cui si è smesso di parlare troppo presto e in nome del “diritto alla maternità” di “mamma acido”, protagonista efferata e vittima delle sue stesse azioni…

Aggressioni con l’acido: le vittime in aula

Così, in una sorte di “parata del dolore”, nel processo alla coppia dell’acido “sfilano” le vittime di quell’orrore che tanta sofferenza ha generato, e le cui tragiche conseguenze ricadono a pioggia, oggi anche sul piccolo Achille, figlio della coppia diabolica. Il primo ad arrivare in Aula è Stefano Savi, lo studente universitario sfigurato nel novembre 2014 al volto per mano, secondo l’accusa, dei due imputati alla sbarra. Il ragazzo è seduto tra i banchi, entrato al Palazzo di Giustizia da un ingresso secondario. Una vittima finita suo malgrado sotto i riflettori, ma di cui quasi subito i media hanno dimenticato il dramma, concentrandosi sulla genitorialità dei suoi aggressori. Così, a maggior ragione il pm Marcello Musso ha invitato i fotografi e le telecamere a non riprenderlo, perché «l’identità delle persone offese va tutelata; un’identità, la loro, che è stata cancellata» dall’acido. Savi, dunque, studente dell’Università Bicocca di 25 anni, si è seduto accanto i suoi legali, gli avvocati Andrea Orabona e Benedetta Maggioni, a pochi passi dai suoi “carnefici”. Il giovane con il volto sfigurato ha dovuto subire numerose operazioni chirurgiche e al processo è arrivato indossando in testa un cappello. Secondo le indagini, Martina e Alexander, assieme al presunto complice Andrea Magnani, avrebbero aggredito Savi mentre tornava da una serata in discoteca per uno scambio di persona: il vero obiettivo, infatti, sarebbe stato il fotografo Giuliano Carparelli. E non è tutto: all’udienza del processo ha assistito anche un’altra delle parti civili: lo studente Antonio Margarito, che avrebbe subìto a sua detta un tentativo di evirazione da parte di Martina.

Boettcher resta nella gabbia: è un «soggetto pericoloso»

Due personaggi che si sono resi protagonisti di un crimine odioso quanto efferato, Boettcher e la Levato, e che a detta dell’accusa avrebbero agito con crudeltà e cinismo. Tanto che persino in udienza il pm ha rincarato la dose sul broker accusato di una serie di aggressioni con l’acido assieme all’amante Martina Levato, affermando come l’uomo arrivi ad esprimere «un forte grado di aggressività: può essere pericoloso per la presenza in Aula della persona offesa». Così, con queste motivazioni il pm di Milano, Marcello Musso, si è opposto alla richiesta avanzata dalla difesa dell’imputato di far uscire Boettcher dalla gabbia per farlo sedere a fianco dei legali. Il pm ha fatto notare infatti ai giudici dell’XI Sezione Penale che Boettcher «è un soggetto pericoloso», e che il Collegio ha respinto la richiesta dei difensori spiegando che «l’affollamento e le dimensioni dell’Aula» non consentono allo stato che l’imputato possa sedere tra i banchi. In aula, invece, accanto al figlio, è presente anche il padre del giovane sfigurato, Alberto Savi, a cui, il fatto che sia Martina che Alex siano già stati condannati a 14 anni per aver sfregiato al volto un altro studente, Pietro Barbini, non restituirà certo la serenità, compromessa per sempre da quando il figlio è stato selvaggiamente aggredito e sfigurato con l’acido. Un’aggressione di cui porterà fino alla fine i segni interiori ed esteriori.

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